L'Italia Mensile

L’Italia Mensile Intervista Il Professor Giovanni Frajese

L’ITALIA MENSILE INTERVISTA IL PROFESSOR GIOVANNI FRAJESE

A GIORNI USCIRÀ IL VIDEO COMPLETO. QUESTA LA PRIMA PARTE DELL’INTERVISTA.

a cura di Ramona Castellino

IM: Per prima cosa la ringraziamo del tempo che ci sta dedicando Professore.

Partiamo dalla sua sospensione.

Come sta vivendo questa Sua condizione?

Prof Frajese: Serenamente. Secondo me, in questo momento si è persa un po’ la luce della ragione nell’osservare le cose e mi sembra quasi “naturale” che il sistema mi abbia rifiutato nel momento in cui una persona abbia dimostrato di avere una capacità ragionativa e logica che in qualche maniera gli è stato chiesto di abbandonare. O si a fa quello che viene detto a prescindere dalla propria condizione, io sono un guarito e quindi ho gli anticorpi circolanti, non c’è nessuna ragione per la quale io debba inocularmi con un vaccino tra l’altro con un antigene di due anni e mezzo fa. E questo sarebbe fisiologicamente molto comprensibile dalla grande maggioranza dei medici, se non da tutti, però nella nuova medicina post covid pare che la fisiologia non conti più.

IM: In una Sua recente intervista, ha detto che questa decisione è per Lei come una “prima medaglia” assegnatagli quindi rimarca la Sua serenità nella scelta che ha fatto.

Può spiegarci comunque perché ha deciso di non sottoporsi alla vaccinazione anti covid?

Prof Frajese: Ho deciso in quanto esiste e se ne è parlato molte volte di questo rapporto rischio/beneficio, ma per calcolare un rapporto rischio/beneficio che sia oggettivo, o quantomeno più vicino possibile all’oggettività, c’è bisogno che entrambi i parametri sia calcolati in maniera logica e ottimale.

Più le persone sono giovani, più questo rapporto, a mio avviso, sembra essere complesso da ricavare, nonostante la spinta vaccinale sia andata dall’alto, come età, verso il basso, e a settembre la si vorrebbe far arrivare, come già succede in America, per i bambini dai cinque mesi ai sei anni. Io non capisco la logica di tutto questo. Se si va a guardare i numeri, di persone che hanno problemi con questa patologia, e la loro relativa fascia di età, il fatto di fare una terapia che, al di là della definizione che è stata data di “non sperimentale”  perché è stata provata in maniera condizionale, in realtà rimane assolutamente una sperimentazione.

E io ho scelto di non fare questa vaccinazione anche come esempio e perché la verità rimane sempre quella.

Hanno dato un obbligo, in primis ai medici e agli operatori sanitari dopo solo sessanta giorni di sperimentazione, che per un prodotto innovativo sono francamente nulla.

E’ la metodologia di studio che è stata usata, comprendendo la fretta, la necessità, la paura, questo non può significare tagliare tutti gli angoli di quella che è l’indagine della ricerca scientifica quando soprattutto poi si va forzatamente, tramite un obbligo vaccinale, ad inoculare le persone, sperimentando, di fatto su di loro, con risultati che si vedranno che si vedranno strada facendo.

Ricordo che ci fu detto che sarebbero bastate due dosi e avremmo avuto il 95% di efficacia nel non manifestare i sintomi, non si parlava di altro nella sperimentazione, e il fatto che sia sperimentale lo dimostra la vita stessa perché la percentuale di efficacia, se la analizziamo oggi fa sorridere perché è sotto gli occhi di tutti che siamo ben lontani da questo.

Studi ulteriori nel tempo, hanno dimostrato che questa efficacia scende, arriva per altro fino ad arrivare a zero e poi diventa negativa, fino ad arrivare ai giorni di oggi dove come infezioni, come terapia intensiva ed anche come morti, ci sia una preponderante maggioranza di persone vaccinate, con due, tre, o quattro dosi.

Scomponendo questi risultati si riesce a vedere qualcosa di diverso.

Però era proprio la maniera in cui si è deciso di fare le cose, che secondo me era totalmente anti scientifica e la salute è il bene più prezioso che abbiamo insieme alla libertà.

Con un’unica mossa si è scelto di toglierli entrambi. Sia la possibilità di scegliere sulla propria salute e di non entrare in quella che de facto rimane una sperimentazione sul campo, e allo stesso tempo privare i medici della capacità di lavorare che hanno qualche dubbio come me soprattutto se guariti, visto che l’immunità da guarigione dura più di diciotto mesi, è stata valutata in tutte le maniere e risulta essere anche superiore a quella vaccinale.

Quindi non si capisce il perché dell’obbligo per le persone guarite, questo è stato da sempre uno dei miei cavalli di battaglia già un anno e mezzo fa, e ad oggi ancora non hanno trovato risposta.

Chiaramente poi se i medici rischiano di perdere il loro posto di lavoro, è più facile che dicano più si che no perché è molto complesso non poter lavorare e fare quello per cui si è studiato gran parte della propria vita.

IM: Lei ha trovato un appoggio o un qualche tipo di solidarietà da parte dei suoi colleghi?

Prof Frajese: Solidarietà dai colleghi che hanno approfondito la questione, negli altri credo che ci sia una sottile soddisfazione perché in qualche maniera chi dissente dal pensiero unico deve essere punito. Vedremo se andando avanti qualcosa cambierà.

Rispetto ad un anno fa, purtroppo, quando parlavo di metodologia degli studi, i dati che abbiamo a disposizione oggi sono più complessi, anche dal punto di vista della protezione e da quello che stiamo vedendo accadere che richiederà un periodo di tempo importante per riuscire a capire cosa veramente sta accadendo e perché.

Spero che in questo lasso di tempo non si forzi la mano, come invece sembrerebbe essere nell’aria, per una quarta dose in questo momento come stanno proponendo, e magari ad ottobre, novembre la versione così detta “aggiornata” del vaccino.

Vi faccio presente che circa una settimana fa ho letto sulla Reuters che l’Fda ha già dichiarato che non ci sarà bisogno di sperimentazione clinica per le varianti sui vaccini. Siamo passati dai sessanta giorni al paragonare i risultati al livello di anticorpi che vengono prodotti, ai dati seppur parziali di quelli ottenuti nei sessanta giorni delle vecchie sperimentazioni dicendo che tanto non c’è bisogno di sperimentare perché il vettore è lo stesso, cambia solo qualche lettera all’interno dell’mRNA.

Questa è una posizione che più antiscientifica non può essere, ricordando ai colleghi che non basta cambiare un aminoacido ma una singola base per poter creare alcune determinate patologie. Cambiare alcune basi all’interno di una sequenza mRNA dicendo che questo non può avere influenza di nessun tipo, a me sembra la prova definitiva che non si sta parlando più di scienza, ma semplicemente di applicazione di una tecnologia, che non ha bisogno di essere né provata né confermata, ma semplicemente implementata.

INTERVISTA AL PROFESSOR GIOVANNI FRAJESE PRIMA PARTE

INTERVISTA AL PROFESSOR GIOVANNI FRAJESE SECONDA PARTE

INTERVISTA AL PROFESSOR GIOVANNI FRAJESE TERZA PARTE

INTERVISTA AL PROFESSOR GIOVANNI FRAJESE QUARTA PARTE

INTERVISTA AL PROFESSOR GIOVANNI FRAJESE QUINTA PARTE E VIDEO COMPLETO

2 commenti su “L’Italia Mensile Intervista Il Professor Giovanni Frajese

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *