L'Italia Mensile

Messina Denaro e il circo Stato – Cosa Nostra.
E la destra mostra forche e rivendica il 41 Bis.

Ci sembra di rivivere una soap opera, lo stesso copione di 30 anni fa con l’arresto di Totò Riina. Sappiamo tutti come è andata a finire, cosa è successo e soprattutto cosa non è successo.

di Giuliano Castellino

Il covo del capo dei capi non venne mai perquisito, gli altri mafiosi furono liberi di continuare a conquistare sanità pubblica, vincere appalti e sostituire la lupara con giacca e cravatta.

A differenza dei “destri” e dei “sinistri” non vogliamo partecipare a questo circo, perché – come vale per tutto il resto – consideriamo le due categorie del 900, non solo superate, anti-popolari e contro-rivoluzionarie, ma le due facce del regime mafioso liberal democratico.

Iniziamo col dire una cosa storica, oggettiva e senza possibilità di smentita: l’Italia è una colonia americana e i soldati a stelle e a strisce quando sbarcarono per occuparci lo fecero dopo un accordo con Luky Luciano. Ed insieme alle basi Nato ci riportarono Cosa Nostra e massonerie, messe all’angolo durante il fascismo.

Quindi “la lupara” non è mai stata, non è e non sarà mai contro lo Stato, ma parte di esso.

Quando ha mostrato il suo volto più feroce, omicida e stragista è sempre stato per ristabilire rapporti di forza ed equilibri.
Come tutte le massonerie…

Avete mai visto la fiction Squadra anti Mafia? Quella con Rosy Abate?
Davvero credete che massonerie come Crisalide o personaggi come De Silva siano frutto di immaginazione?
Guarda un pò l’agente-mafioso “Faccia da Mostro” si faceva chiamare proprio De Silva…

Ma torniamo alla cattura di Messina Denaro.

A differenza dei più non diamo né meriti, né colpe al governo Meloni.

Affermare che tutti sapevano dov’era il ricercato numero uno significa dire che i governi precedenti sapevano dov’era e che non lo volevano catturare…

Molto probabilmente è così, ma oggi non crediamo che le opposizioni abbiano fatto un altro regalo al lanciatissimo governo delle destre…

Crediamo invece che era semplicemente finito il tempo di Messina Denaro.

Altro che primula rossa, se ne stava a Palermo e si curava a 600 metri dalla Dia, così come il suo “padrino” Totò Riina.

È di pochissimi mesi fa la profezia di Salvatore Baiardo, (il pentito prestanome dei Graviano) che annunciò l’imminente cattura di Messina Denaro da Giletti su La7.

Tutto era pronto, perché Stato e Cosa Nostra sono parte di uno stesso potere e anche queste “catture show” sono parte del programma.

Vi rendete conto che il nuovo capo dei capi non è stato nemmeno ammanettato?
Quando mai questa possibilità è stata concessa a poveri disgraziati magari arrestati per due grammi di fumo?

Non solo, il buon mafioso si è subito affrettato a mandare un messaggio a tutti: “i Carabinieri mi hanno trattato benissimo”.
Come per dire “tranquilli, tutto secondo accordi…”

Facciamo nostre le parole del fratello di Paolo Borsellino, il quale ieri ha commentato: “A me non interessa che venga preso Matteo Messina Denaro, che venga preso Totò Riina e la mano armata delle stragi.
Io voglio che siano assicurati alla giustizia i responsabili morali, se non proprio dal punto di vista organizzativo delle stragi, e soprattutto che venga alla luce l’Agenda rossa sottratta dalla macchina di Paolo ancora in fiamme non da mani mafiose, ma da qualcuno che portava una divisa”.

Ha aggiunto Salvatore Borsellino: “Paolo diceva, quando sarò ucciso – non se sarò ucciso – sarà stata la mafia ad uccidermi, ma saranno altri ad aver voluto la mia morte. Denaro ha deciso di sacrificarsi, magari per mettere al sicuro il patrimonio della sua famiglia, ma non collaborarerà. Forse questa consegna sta per avvenire a beneficio dei fratelli Graviano”.
(fonte: https://youtu.be/RUzAMVv6Pec)

Parole che pesano come un macinio, che affermano verità mai emerse, spesso volontariamente sottaciute, coperte ed insabbiate.

La Meloni si è presa i suoi applausi e gongolando al successo di Stato e Polizia ha immediatamente rilanciato la sua posizione e quella del governo delle destre: no all’abrogazione del 41 Bis e del carcere duro!

Insomma quello che fu un provvedimento emergenziale è ormai patrimonio del regime che lo rivendica con orgoglio.

La barbarie del 41 Bis e del “fine pena mai” continua ad essere difeso ed inattaccabile.
Tortura e “pena di morte fino alla fine della vita” continuano ad essere parte del nostro sistema carcerario.
D’altronde è con le emergenze che si governa da 50 anni: legge reale, Tulps e terrorismo. Poi Mafia e mani pulite. Euro, Torri Gemelle e pericolo arabo. E ancora crisi di Wall Street, Ultras, spread e tecnocrazia. Per arrivare all’emergenza sanitaria che ha esteso misure liberticida e repressive a 60 milioni di italiani.

Questo è l’unico dato rilevante, il resto è tutto un circo, un drammatico show che l’oppressore mostra all’oppresso per continuare ad opprimerlo.

Cara Giorgia, altro che vittoria di tutti gli italiani…

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