Non esiste più la destra, la sinistra, il centro. Son concetti anacronistici e superati.
I termini politici destra e sinistra, nacquero in occasione della Rivoluzione francese del 1789, per indicare soltanto la disposizione dei posti a sedere nel parlamento.
Coloro che sedevano a destra erano favorevoli all’antico regime assolutista e al conservatorismo. Chi sedeva a sinistra, appoggiava l’innovazione della borghesia in ascesa, l’illuminismo, le idee progressiste di libertà, di una nuova giustizia di impronta laica.
Adesso, con il dominio quasi assoluto della tecnica, l’omologazione culturale ha travolto anche la struttura politica, così tutti i partiti, essenzialmente si sono rivestiti con lo stesso abito, quello dell’interesse proprio, del servilismo, del clientelismo, della sete di potere.
Ormai l’Italia e gli altri paesi della comunità Europea, sono colonie americane, e non hanno voce in capitolo, per ciò che riguarda la loro indipendenza economica e politica, ma soprattutto non hanno il pensiero libero e consciamente o inconsciamente, sono schiavi dell’ideologia dominante, quella del potere del denaro e della tecnocrazia.
Anzi, del denaro virtuale, neanche di quello effettivo, perché le banche prestano denaro virtuale che non posseggono neanche, che non nasce dal lavoro realmente effettuato.
Bisogna comunque dire che la verità non sta interamente né nella conservazione e nella tradizione, né nel progresso indefinito, dato come puro sviluppo di possibilità.
La crescita illimitata di risorse non è vero progresso se non ha una pianificazione, un fine alle spalle, dei limiti stabiliti, delle regolamentazioni.
Eppoi bisogna rivalutare il ruolo della meditazione filosofica, nel pensare l’importanza dei diritti umani.
La politica è un ramo della morale, ha per obiettivo l’armonia sociale, il bene comune, e la crescita in ogni senso dei cittadini.
Per questo motivo, i diritti non hanno colore politico, sono bisogni umani, relazioni umane che coinvolgono anche la fede personale.
La libertà di scelta individuale è perciò sacra quanto le libertà sociali collettive.
Con i suoi 30 articoli del 1948, la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, è soltanto formale, retorica, volutamente formale, vaga e generica, per non entrare in merito al reale significato di diritto, che implica il pieno rispetto della persona, in tutte le sue dimensioni.
Serve invece un Codice etico internazionale, che stia al di sopra delle costituzioni nazionali, che faccia da guida, da farò al diritto positivo dei codici civili.
Al di sopra del semplice diritto vi è la Giustizia con la G maiuscola, che è una cosa sola con l’Amore cosmici, la Themis greca.
Ritornando all’Italia, la vera bandiera da sostenere è quella del bene della nazione, aperto ovviamente all’internazionalità dei rapporti, all’interrelazione e agli scambi di ogni genere con tutti i popoli del mondo.
La Gensesi
Presidente
Marina Assandri