L'Italia Mensile

SU CAPITOL HILL RINASCE IL DISSENSO

DOPO LA FOLLIA DEL LOCK DOWN, QUELLA DELLO ZTL. IL DISEGNO E’ SEMPRE LO STESSO. RINCHIUDERE IL DISSENSO DENTRO I GHETTI.

Di Antonello Cavallotto

Dopo la follia del Covid – Conte e Speranza evitano i parenti dei morti –  ecco la follia Ztl in salsa green e bonus chilometrici. E’ solo l’aperitivo di quello che sarà la società orweliana. La smart city. Dittatura mascherata dalla preoccupazione di non inquinare. Di salvare il pianeta. Qui non c’è tempo per fare gli schifettosi se chi ti sta a fianco sulla scalinata è un volto od una storia “altra” della Roma divisa per “zone” rosse o nere. Qui come scrive la stampa di regime, i sodali di Castellino non se ne identificano più. Chissà quando lo impareranno a scrivere i “miei” colleghi pennivendoli.

Credere ancora con le vecchie categorie ottocentesche “ghiaccia” lo slancio del corretto e giusto proselitismo. Le forze fisiche, le nostre l’ho detto, non sono soverchianti. Ma ostinatamente libere. E il popolo. Ho detto anche questo, per me rimane una categoria verso la quale ho difficoltà a super-esaltare – per reminiscenze legate a Le Bon ed al suo Psicologia delle folle dove la folla è per lo più protagonista negativa – forse, sicuramente. Al popolo ho sempre contrapposto la categoria dell’aristocrazia. Ma anche questi sono stereotipi. Perché ieri sul Campidoglio è andata in scena la gente normale, una folla eterogenea, di cittadini/e di romani “incacchiati” ma organizzati in associazioni e soprattutto  “non manipolabili”. Ed da qui che dobbiamo ripartire.  Dal disincanto (nostro e) di queste persone che hanno resistito alla menzogna. Una scommessa ed una premessa per organizzare il dissenso con quantità qualitativa. Ieri la forza della cittadinanza si è fatta grazie a Dio, nuovamente sentire. Ora, dobbiamo continuare a manifestare, certo. Ma l’aggregazione, come ho sentito giustamente, non si trova solo nelle piazze, ma nella militanza e forza della nostra visione dell’uomo e della vita. Nell’agorà sì, ma anche fra i cives della Polis. Ciascuno insomma nel proprio quartiere, ambito sociale, lavorativo, educativo. Nella forbice di testimonianza e territorio il nuovo contenitore di quella “gente che come noi non ha mollato mai”. Uno promessa più che uno slogan che si contrappone alla tirannia e follia che, siatene certi, non durerà in eterno.

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