L'Italia Mensile

Ma quale controffensiva…

di Fabio C. Maguire

La propaganda di guerra occidentale ha sistematicamente parlato di una primaverile controffensiva ucraina che avrebbe repentinamente ribaltato le sorti del conflitto e respinto le forze russe presenti sul territorio ucraino.

L’assidua attività pubblicitaria vuole legittimare l’ingente sforzo economico dei paesi del blocco occidentale che hanno continuamente finanziato e armato negli ultimi mesi Kiev, rassicurando l’opinione pubblica sulle recenti e reiterate sconfitte dell’esercito ucraino al fronte.
Nonostante il considerevole ausilio, la leadership ucraina ha esortato la NATO a non considerare determinante la controffensiva di Kiev.

Il contro-attacco non porterà, secondo l’entourage di Zelensky, i risultati auspicati dalla dirigenza nord-atlantica, non riuscendo dunque, le forze armate ucraine, a spezzare la linea difensiva russa.
Per questi motivi, Kiev ha parlato con cautela e moderazione dell’imminente controffensiva, posticipata svariate volte dalla fine di febbraio.

Come riferisce The Guardian, nell’ultima settimana sono stati molti i funzionari militari ucraini che “hanno messo in guardia dall’esagerare la probabilità di una ripetuta svolta”, e lo stesso presidente Zelensky, nell’ultima intervista, è apparso molto scettico parlando della prossima controffensiva ucraina, riferendo anche della possibilità di un fallimento di quest’ultima e della sua non disponibilità ad accettare un “cattivo accordo di pace.”
Qualora la reazione ucraina dovesse aver luogo, sempre il capo di Kiev, ha informato che le conseguenze per l’Ucraina sarebbero devastanti, con perdite altissime per successi, presumibilmente, minimi e poco significativi.
Infatti, “Puoi andare avanti e avere successo. Ma perderemmo un sacco di gente. Penso che sia inaccettabile. Quindi dobbiamo aspettare. Abbiamo ancora bisogno di un po’ più di tempo”, ha detto il presidente.
Inoltre bisogna considerare che per la Russia si sta trattando di un’operazione speciale e non di una vera e propria guerra, quindi parliamo di un “conflitto a bassa intensità” con cui Mosca intendeva portare Kiev alle trattative.

Le sedi governative e il cuore politico ed amministrativo del paese sono stati solo lievemente danneggiati dall’artiglieria russa che ha anche risparmiato le vitali vie tranviarie occidentali, dalle quali giungono i rifornimenti e i mezzi di guerra provenienti dall’Europa.
La Russia sta volontariamente tenendo in vita l’Ucraina e nei loro discorsi, i leader russi, parlano di fratelli ucraini tenuti “in ostaggio” dalla Casa Bianca, volenterosa questa di utilizzarli come carne da macello in funzione anti-russa.

L’Ucraina dovrebbe immediatamente trovare una soluzione pacifica e diplomatica con Mosca perché, se il conflitto dovesse perdurare oltre il 2023, rischierebbe di sparire perpetuamente dalle cartine geografiche, nel senso letterale del termine.

Con la Russia che porterà a termine l’operazione militare speciale, liberando le regioni orientali, gli avvoltoi polacchi e ungheresi sarebbero pronti a riprendersi rispettivamente la Galizia e la Transcarpazia.
L’Ucraina attualmente rappresenta il braccio armato del duo imperialistico anglosassone, destinata a soccombere per le pretese egemoniche dei padroni occidentali.

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