L'Italia Mensile

Ma quale oppositore: Alexei Navalny un traditore al servizio della CIA

di Fabio C. Maguire

Alexei Navalny è deceduto in Russia.
Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, lo ha annunciato ieri pomeriggio, dichiarando di avere poche informazioni sulle cause del decesso.

Navalny veniva presentato in Occidente come l’oppositore di Vladimir Putin, il vero antagonista dello Zar in lotta per la libertà e la democrazia.
La propaganda occidentale ha strumentalizzato scientemente e diligentemente la storia di Navalny per dipingere una Russia autocratica e oppressiva, in cui la libertà di espressione era gravemente violata dalla stringente sorveglianza del Cremlino.

Gli Stati Uniti hanno utilizzato a lungo l’immagine di Navalny per destabilizzare il potere di Putin, girando documentari e scrivendo pagine e pagine di libri in cui si parlava di un giovane ed onesto oppositore che si batteva per la giustizia e la libertà in Russia.
Quella di Navalny veniva presentata come un’impresa titanica contro il despota Vladimir Putin, accusato dall’Occidente di violare i diritti delle persone e di aver istituto una vera e propria dittatura nella vecchia Repubblica Sovietica.

Alexei viene presentato, nel giorno della sua scomparsa, come l’oppositore principale di Putin e che le sue avventure giudiziarie siano state solo il risultato della sua lotta politica al potere oligarchico e tirannico di Mosca.
La storia è ovviamente diversa!

Alexei Navalny era un traditore, un esaltato che lavorava per conto della CIA per tentare di sottrarre potere a Vladimir Putin, affermatosi come leader indiscusso della Russia negli ultimi due decenni.
Alexei Navalny non è mai stato un oppositore e soprattutto non ha mai rappresentato nessun pericolo per il Presidente, almeno da un punto di vista elettorale.
Infatti, in Russia un partito politicamente rilevante deve avere almeno il 5% dei consensi, solo così una lista può essere considerata influente e dunque capace di incidere sulla traiettoria politica del paese.

Andando ad osservare quelle che sono state le ultime elezioni in Russia, possiamo tranquillamente notare come il gruppo di Navalny non appaia mai tra i principali concorrenti del partito Russia Unita di Putin.
Anzi, nel 2017, un sondaggio ha dimostrato che circa il 48% dei cittadini russi non conosceva questa persona e che il 28% credesse addirittura che si trattasse di un agente dell’Occidente.
E quest’ultima versione infatti sembrerebbe essere verosimile.

Nel 2011 la posta elettronica di Navalny venne aperta e diverse email con l’ambasciata statunitense a Mosca vennero scoperte.
Il suo braccio destro, Vladimir Ashurkov, venne inoltre intercettato in un bar della capitale insieme ad un agente della CIA, James William Thomas Ford per la precisione.
Da questa conversazione si venne a sapere che l’intelligence americana aiutava economicamente il partito di Navalny e, proprio durante questo incontro, Ashurkov domandava più soldi per poter organizzare proteste ed iniziative civili.
Da questo si deduce che Navalny, oltre ad aver un peso politico pari a quello della Meloni nella NATO, era una vera e propria quinta colonna al servizio della Casa Bianca.

Seguendo poi la sua storia, l’Occidente ha più volta accusato Putin di aver tentato di assassinarlo perché egli sarebbe “l’oppositore politico più temuto dal Presidente.”
Si dice che Navalny sarebbe stato avvelenato e la prova che incastrerebbe Putin sarebbe il veleno Novichok, prodotto da laboratori russi.

Navalny, per avere un ulteriore conferma della colpevolezza del Cremlino, decise perciò di telefonare Kostantin Kudryavtsev, un agente dei servizi segreti della Federazione Russa, ritenuto l’esecutore materiale dell’attentato.
Navalny in quell’occasione finse di essere Maxim Ustinov, un assistente del Capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Nikolai Patrushev, per avere dettagli sull’esito negativo dell’operazione.
Questa telefonata è stata utilizzata dall’Occidente come prova del nove contro Putin, nonostante tutte le incongruenze e le contraddizioni patetiche del caso.

Infatti, risulterebbe complesso per una vittima venire a sapere il nome dell’agente segreto responsabile del suo avvelenamento e risulta analogamente improbabile che un agente del FSB faccia una confessione del genere su una linea telefonica non criptata.
Infine, è altamente inverosimile che un agente dei servizi segreti, di un paese costantemente in guerra come la Russia, abbia parlato liberamente, e di una questione così scottante, con un assistente di un suo superiore senza aver innanzitutto aver domandato un codice segreto di riconoscimento, considerando che la telefonata proveniva da un numero anonimo.
Ci pensò comunque il Presidente Putin, con il suo irriducibile e pungente sarcasmo, a liquidare la storia dichiarando che “se fossero stati i nostri servizi ad avvelenare Navalny, avrebbero finito il lavoro.”

Nel 2021 Navalny e le fondazioni sponsorizzate dall’Occidente vennero accusate di attività sovversive e nel 2022 il Tribunale di Mosca riconobbe il pupillo dell’Occidente colpevole per appropriazione indebita delle donazioni destinate alla sua stessa organizzazione e per oltraggio alla Corte.
Ovviamente per l’Occidente la decisione di un Tribunale va rispettata solo se in linea con la volontà di Washington, e perciò Navalny è stato dichiarato un prigioniero politico, perseguitato dal Cremlino per via della sua attività politica.
Eppure il suddetto era stato già in passato al centro di vicende giudiziarie legate alla sottrazione di fondi aziendali, riciclaggio e frode, come ad esempio nel 2014 con l’affare Kirovelsa.

Navalny era un traditore della Russia e del suo popolo, un agente straniero al servizio della CIA.
I veri guerrieri sono gente come Julian Assange che il 20 febbraio dovrà affrontare l’ultima udienza prima dell’estradizione negli States dove dovrà scontare 175 anni di reclusione per aver svelato i crimini di guerra americani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *