L'Italia Mensile

L’esodo palestinese: in tremila abbandonano le loro case.

di Fabio C. Maguire

Non si ferma il massacro del popolo palestinese.
Israele ha lanciato un’operazione militare su larga scala in Cisgiordania, la maggiore per intensità e concentrazione di forze degli ultimi vent’anni, per neutralizzare, ad avviso del regime di Tel Aviv, “un centro di comando congiunto” della resistenza palestinese.

Il Ministro della Difesa Yoav Gallant ha definito il raid dell’esercito israeliano un “attacco contro i focolai del terrore”.
Sarebbero le abitazioni civili e i luoghi di preghiera i “focolai del terrore” individuati dal Comando militare israeliano che ha promosso una vasta operazione di demolizione del villaggio di Jenin.
Infatti, l’esercito israeliano è stato affiancato nel corso del raid da decine di bulldozer e scavatrici meccaniche che hanno demolito e distrutto interi insediamenti privati, zone residenziali e infrastrutture civili provocando l’esodo di oltre 3.000 cittadini palestinesi.
“Sono circa 3.000 le persone che hanno lasciato il campo finora”, ha dichiarato il vice governatore di Jenin, Kamal Abu al-Roub, aggiungendo che erano in corso trattative per ospitarle in scuole e altri rifugi nella città di Jenin. Juliette Touma, portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ha confermato che i residenti del campo stavano lasciando le loro case.

Nel raid sono stati assassinati dieci ragazzi palestinesi, tutti giovani e di età compresa tra i 16 e i 23 anni.
Altri sono stati gravemente feriti nel corso dei combattimenti che si sono verificati tra le forze armate sioniste e i combattenti palestinesi.
“Un nuovo crimine di guerra”, ha tuonato Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente Abu Mazen, “compiuto dal governo di occupazione israeliano contro il nostro popolo indifeso”. Lo stesso Abu Mazen, mentre Hamas e la Jihad islamica minacciano vendetta, ha convocato una riunione urgente dell’Autorità nazionale palestinese e Giordania ed Egitto hanno condannato il raid israeliano.
La presidenza palestinese ha denunciato il massacro dei residenti della Cisgiordania, lamentando dell’impossibilità di raggiungere “sicurezza e stabilità nella regione” a causa delle reiterate azioni terroristiche dello Stato d’Israele.

La stessa ha aggiunto che “il popolo palestinese non si inginocchierà, non si arrenderà, non alzerà bandiera bianca e rimarrà saldo sulla propria terra di fronte a questa brutale aggressione, fino a quando l’occupazione non sarà sconfitta e la libertà non sarà raggiunta”.
Infine ha esortato “la comunità internazionale a rompere il suo vergognoso silenzio e ad agire seriamente per costringere Israele a fermare l’aggressione”.
Stati Uniti, Regno Unito e Francia hanno sostenuto le azioni d’Israele e legittimato la devastazione e il massacro del popolo palestinese.

Di conseguenza nessuna notizia in merito ai recenti sviluppi in Palestina è stata riportata nei media occidentali.
La retorica di un aggressore e un aggredito, utilizzata largamente dagli esperti occidentali nel commentare la crisi in Ucraina, è valida esclusivamente per servire gli interessi militari ed economici del blocco atlantico.

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