L'Italia Mensile

La Meloni È Pronta Ad Un Draghi Bis, Ad Un Governo Filo Nato E Alla Transizione Ecologica.

La Meloni È Pronta Ad Un Draghi Bis, Ad Un Governo Filo Nato E Alla Transizione Ecologica.

Giorgia La Globalista!

di Giuliano Castellino

Mario Draghi resterà al suo posto come presidente del Consiglio?

La notizia bomba, sganciata da Affari Italiani, sembra più una suggestione che una previsione politica credibile, ma sicuramente, come confermato dal fondatore di Fratelli d’Italia Crosetto il governo Meloni non farà a meno dell’Uomo del Britannia.

L’Europa, i poteri forti, gli Usa hanno avuto ampie garanzie che un governo di centro-destra sarà fedele al blocco Occidentale, che ora deve anche vedersela con la grana cinese”.

Dopo le dimissioni e la crisi di governo, il dape state oltre oceano aveva pensato addirittura ad un Draghi-bis, un piano portato avanti in particolare dal suo fedele scudiero, Francesco Giavazzi.

In questo caso il Partito Democratico e Fratelli d’Italia avrebbero avuto un ruolo primario: i due leader dei partiti, che avrebbero ottenuto più voti alle urne, Enrico Letta e Giorgia Meloni, avrebbero avuto l’incarico di vice-premier.

Ma questo piano è saltato per il divorzio tra Letta e Calenda e per l’accordo tra Biden e la Meloni, che avrebbe garantito all’ex ragazza di Azione Giovani un ruolo chiave di guida del deep state italiano, soprattutto come guida nei piani globalisti nel nostro paese.

Non a caso, oltre che la piena fedeltà alla Nato, cosa ormai scontata per le destre italiane, quello che certifica la totale fedeltà al golpe globale del Great Reset è l’aver annunciato Cingolani come Ministro della Transizione Ecologica per proseguire in quello che è il vero piano folle delle future emergenze climatiche, cavallo di Troia del globalismo.

Fedeltà alla Nato, Crosetto che chiede a Draghi di sostenere il futuro governo di destra, la Meloni che annuncia Cingolani in squadra… tutto sembra pronto per una nuova tirannia tecnocratica.

Rispetto a questo scenario più grandi diventano le responsabilità dei vari “capetti” della resistenza che invece di unirsi e offrire un unico fronte del dissenso continuano a frantumarsi e a fare il gioco del regime.

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