L'Italia Mensile

Il vero nemico è il globalismo

di Alessandro Cavallini

Secondo il noto giurista e politologo tedesco Carl Schmitt la distinzione amico-nemico è l’essenza della politica. Quindi coloro che, ancora oggi, pur in assenza di fascismo e comunismo parlano ancora di antifascismo ed anticomunismo fanno tutto tranne che politica. Di solito si fermano al folklore o ad una sterile nostalgia che poi impedisce loro di analizzare esattamente la realtà di oggi. Eppure i fronti sono ben chiari e visibili: da una parte i fautori del globalismo, dall’altra tutti i loro oppositori. Certo, per quanto riguarda il secondo, si tratta di un fronte variegato e con numerose differenze al proprio interno. Ma è propria questa la sua forza, soprattutto in un mondo che tutto vuole uniformizzare. Eppure pochi sembrano rendersene conto.

Pensiamo per un attimo alle due ali estreme dello scenario politico che normalmente vengono considerate antagoniste. Sia da una parte che dall’altra l’attenzione è posta più sui mezzi di propaganda che sui contenuti del proprio dissenso politico. Sono tutti concentrati sull’uso dei social media e, in alcuni casi, sono molto bravi da un punto di vista tecnico. Sulle idee, invece, sono un po’ ripetitivi continuando a riproporre sempre le stesse cose da non so quanti decenni. Per essere realmente efficaci, politicamente parlando, è necessario un vero e proprio cambiamento di rotta, direi decisamente rivoluzionario.

Partiamo dal primo punto: il nemico principale, da cui poi nascono tutti gli eventuali progetti politici di opposizione. Come dicevamo all’inizio oggi il mostro da combattere è uno solo, il Sistema globalista. Chiunque si opponga ad esso è un potenziale compagno di lotta, non avendo più alcuna importanza da dove provenga ma solamente dove voglia collocarsi oggi e, soprattutto, nel futuro. Da qui nasce anche l’altro imprescindibile corollario, cioè la creazione di nuove idee. Continuare a riproporre le visioni del Novecento è non solo nostalgico ma, ancor peggio, assolutamente sterile da un punto di vista politico. La società è talmente cambiata negli ultimi anni che bisogna trovare necessariamente nuove risposte per i nuovi problemi: la dittatura sanitaria, quella digitale, quella alimentare e via discorrendo.

E per affrontare queste tematiche riteniamo che, a differenza delle idee, siano invece necessari i vecchi metodi: lo stare in piazza in mezzo alla gente. Proprio perché ci vogliono rendere sempre più virtuali, anche stare in mezzo alle persone è un gesto oggi rivoluzionario. E le persone stesse sarebbero perciò maggiormente invogliate a conoscere le nostre proposte. Senza scordare che, proprio a seguito della (presunta) pandemia da Covid, le persone dopo essere state rinchiuse in casa sembrano ultimamente avere anche la necessità fisica di tornare all’aria aperta. Così facendo, poi, si riuscirebbe ad aggregare nuovamente l’unico soggetto politico realmente rivoluzionario nella storia moderna: il Popolo. Solo ricreando una Comunità organica, consapevole delle proprie radici e del proprio Destino, sarà possibile opporsi al Sistema. Alcuni ci stanno provando, altri invece continuano a sventolare vecchie bandiere identitarie sicuramente rassicuranti ma, nei fatti, inefficaci.

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