Il gatto (Giorgia) che gioca coi topi (la sinistra)

Una vecchia regola dell’analisi politica era: chiedersi perché qualcuno fa una certa mossa.

La regola si è persa, sostituita dalla reazione indignata. Si sa a priori come la sinistra politica reagirà. Generalmente in due modi possibili:

A) questa misura è chiaro segno di incompetenza, da cui il sarcasmo, il senso di superiorità rispetto agli incompetenti.

B ) hanno tolto la maschera, c’è il pericolo fascista, alle armi cittadini.

La mia modesta opinione è che si tratti di un errore. Il ministro dell’interno è tutt’altro che un incompetente, e chi lo dice parla a vanvera. Ne si tratta di una via verso il fascismo, un porre le premesse per reprimere ogni movimento sociale in vista della crisi. La destra non reprimerà mai proteste contro il caro bollette. Per un fatto semplice: colpirebbe il proprio elettorato.

Allora: Perché queste misure?

  1. Perché la destra sa che ad una sinistra di scemi simili può imporre l’agenda setting, determinare di che cosa si parla. E ovviamente se si parla di qualcosa si oscurano altre cose (la guerra, le bollette, le chiusure, etc). Conta sui riflessi condizionati: l’incompetenza, il fascismo.
  2. Sa che la reazione della sinistra ricompatta la destra sociale e patriottica che mal digerisce l’eccesso di atlantismo e l’allineamento a Confindustria di questo governo.
  3. Lo stesso per i migranti e le risposte piccate a Berlino: salva l’immagine di sovranismo mentre accetta una posizione servile nella sostanza. Le critiche da sinistra completano il gioco, sono previste e senza di esse il gioco non funzionerebbe.

La Meloni sta giocando con la sinistra come il gatto coi topi. Può persino prevedere le frasi esatte che si diranno. Le sapete anche voi. Del resto ai topi conviene questo spostamento del dibattito, questo oscuramento di altri temi. A loro volta compattano sui buoni sentimenti e sull’antifascismo, etc.

Cinque anni così ci aspettano. Uno spettacolino pieno di indignazioni e sentimenti morali da una parte, mentre dall’altra, il “sempre duro” etc.

Vincenzo Costa.

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