L'Italia Mensile

Guerre sante e guerre “spente”…La bolla occidentale

Giuseppe Provenzale e Giuliano Castellino

Questi ultimi, incredibili anni – che potremmo definire la notte dell’umanità o l’eutanasia legalizzata della logica – oltre che dalle tirannie, già sperimentate o in via di sperimentazione, derivanti dalle cosiddette emergenze – da quella pseudo-sanitaria a quella pseudo-ambientale – sono caratterizzati dall’incremento parossistico delle guerre e dalla loro ben selezionata “copertura mediatica”.

Il mondo è in fiamme! Vero, e qualcuno a questo proposito ha già parlato di terza guerra mondiale, crediamo, però, che sarebbe più corretto definire certi conflitti come una sorta di prima guerra civile che si vorrebbe su scala planetaria.

Ma, la tecnica, il suo strapotere, i social – con le annesse tifoserie – e l’indegno show offerto dal monopolio mass-mediatico in azione trasformano anche guerre, morti e orrore in un grande show:
poco importa al globalismo committente che i morti siano veri o meno o che i rapporti di forza in certe aree – di maggiore o minore interesse geopolitico in relazione ai differenti attori coinvolti – vengano capovolti, in questo nuovo mondo della “quarta rivoluzione industriale”, l’informazione è propaganda faziosa e i cattivi diventano buoni, e viceversa, con repentina noncuranza, così come le guerre, che sono veramente tali solo quando i riflettori decidono di accendersi a comando su questa o quell’altra parte del mondo, su quelle e non su altre vittime.

Prima la guerra in Ucraina: era il momento dei “lunga vita alla Nato” e degli “slava Ukraini!” – con i salotti televisivi a buttar veleno su Putin, le matrioske, Dostoevskij, la Russia, la vodka, l’intero popolo russo – e dell’invocazione assatanata e, visti i fatti, suicida, “ancora sanzioni!”.

Tutto il loro potere mediatico sembrava essersi scatenato a comando nel tentativo di imporre una sola verità, chiunque osasse ribellarsi alla narrazione unica dominante e politicamente corretta era o diventava all’istante: complottista, fascista, intollerante, negazionista ecc…

Del resto, al sistema repressivo è bastato seguire il copione abusato in tempi di dittatura sanitaria: dalla criminalizzazione alla morte civile senza stipendio, dal Tso agli interminabili arresti preventivi – è il caso del 9 ottobre – così chi ha voglia di dissentire è servito.

Il frullatore-tritacarne, che i media mettono a disposizione delle veline provenienti – per mezzo dei camerieri di governo che tengono famiglia – dai recessi della Troika, ha così dimenticato l’aggressione e la pulizia etnica di Kiev contro i russofoni del Donbass, iniziate nel 2014, ed ha iniziato a strepitare su una improvvisa e inspiegabile guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina.

Facile: il vaccino immunizza, anche se ce ne vorrebbero quattro o cinque dosi, il Green Pass salva la vita e se la Nato “abbaia” con i suoi missili fino ai confini della Russia nonostante i trattati è perché Putin è un po’ come Hitler e vuole conquistare il mondo.
Pure i neonazisti di Azov, quelli veri, non quelli creati così dai media, sono diventati, tutto d’un tratto, novelli partigiani.

La sudditanza alla Nato, poi, e l’Italia qui è stata superata, ha visto stabilire un record al governo tedesco, che ha fatto finta di nulla persino di fronte all’attacco terroristico, subito dalla Cia, contro il gasdotto Nord Stream.
Peccato che, anche in questo caso, il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi.

Ed è così che la tanto sbandierata controffensiva di Zelensky, che avrebbe dovuto schiacciare l’orso russo, si rivela fallita anche per Repubblica o che Ungheria e Polonia – inizialmente ipnotizzate dalle sirene occidentali e, forse, fuorviate dallo storico sentimento popolare anti-sovietico – per prime, dicano stop agli aiuti a Kiev e alla insensata guerra contro Mosca.

Ci sono poi conflitti che sembrano mostrare uno storico cambiamento dei rapporti di forza su scenari geopolitici fino a poco tempo fa insospettabili: l’Africa è in rivolta contro l’occupazione secolare dei francesi.

Cavolo… sarebbe una ghiotta occasione per i media anti razzisti: i negri prendono a calci nel sedere i bianchi. E invece, niente… sparita la solidarietà all’Africa, nessun black pride o black lives matter, chi se ne frega del Continente Nero, gli africani gli piacciono solo sui barconi di Casarini, questa Africa che lotta per la propria vera indipendenza va nascosta e taciuta. Sarà un caso se è questa l’Africa che, invece, piace a noi?

Non sembrano più i tempi dell’ isolato Sankara, la taciuta sconfitta occidentale è evidente, anche se i colpi di coda dello scorpione morente possono rivelarsi micidiali.

E in Medio Oriente pare che il sogno sionista della Grande Israele, estesa dal Nilo al Mediterraneo, sia in via di realizzazione; lo sterminio dei palestinesi, i profughi a milioni sono soltanto il prezzo da pagare per far sì che tutta la terra sia disponibile per gli eletti.

Comunque la si guardi, da quasi un secolo ormai l’arroganza sionista – che in nessuna considerazione tiene, impunita, le risoluzioni delle Nazioni Unite, risoluzioni ignorate che per altri hanno significato guerra – massacra ed espropria i palestinesi cancellando giorno dopo giorno la stessa Palestina, terra di cui si arriva a negare l’esistenza storica – ma politica e mainstream strepitano contro Hamas e contro Hamas – non contro le migliaia di bambini già uccisi a Gaza – dicono sia la guerra dei sedicenti giusti.

Orrore in stile propaganda di guerra, che però la rete sbugiarda in breve tempo, e una coltre di silenzio e colpevoli omissioni dove al padrone globalista non interessa guardare.

Le menti libere non possono avvitarsi su se stesse per star dietro a questo teatro dell’assurdo e della menzogna, il Ministero della Verità non può zittire i tanti che tengono in allenamento la memoria, quella vera, né far sì che voltino le spalle di fronte ai contraddittori cambiamenti di rotta nella narrazione dei fatti, quando i “buoni” non sono utilizzabili ad usum delphini.

Decenni di propaganda per il marxista Mandela, poi nulla sull’Africa che caccia via i francesi,
Israele decide di cancellare Gaza e il problema resta l’attacco – incomprensibile e proditorio come quello di Putin all’Ucraina – di Hamas.

Crediamo che l’incremento di guerre e scenari conflittuali nel mondo sia il sintomo di grandi mutamenti in atto contro i quali il decrepito Occidente sembra impotente, prima di tutto perché legato a schemi già al tramonto ai tempi di Aldo Moro.

Oggi, la Cina sembra pronta a riprendersi Taiwan, Siria e Libano restano al centro di mille aggressioni e tensioni, ma niente affatto piegate, la Turchia non rinuncia a recitare il ruolo di paese Nato con cervello proprio e sembra stare davvero con la Palestina.

Sul fronte del commercio internazionale, poi, non si arresta la crescita dei Brics e se un nuovo ordine emerge non è certamente quello globalista, unipolare imposto dagli Usa.

Ecco la prima guerra civile globale cui accennavamo, la stessa che, di fatto, ci ha visto e ci fa schierare in casa nostra, a costo di perdere il lavoro, a costo dei processi e della galera.

Il mondo multipolare è quello a cui già apparteniamo, un mondo senza un unico regista/architetto, che non abbia lo scopo di mantenere in vita un quadro delineatosi negli anni ‘40 del secolo scorso.

Lo stesso mondo che la Russia, a lungo sottovalutata (e così pensata) al rango di potenza regionale,
ha contribuito a creare grazie alla differente mentalità che tradizionalmente la caratterizza, un’identità russa che possiede il potenziale necessario per assumere un ruolo centrale – di carattere cristiano, in primo luogo – in grado di cooperare con i popoli e i movimenti di liberazione.

Oggi, chi guarda a Mosca vede sventolare il tricolore russo, issando la bandiera della propria patria, perché con l’Italia come con la Cina in quanto tali i russi vorrebbero avere a che fare, Stati sovrani a confronto con altri Stati sovrani, contro vecchi e nuovi imperialismi novecenteschi.

Le previsioni di Fukuyama non si sono avverate, le bandiere nazionali sono simbolo di lotta per le libertà.

Molti, Dugin tra questi, hanno compreso che tutti ormai nel mondo apparteniamo a due distinte classi o categorie con “i non risvegliati … che non comprendono o comprendono parzialmente e in modo errato” quello che accade.

La leadership globalista a trazione anglo-statunitense – che questa divisione per multiformi, perversi interessi ha generato – comprende, invece, perfettamente quanto sta accadendo.

La sua reazione in questo senso non può che essere difensiva – paradossale anche questo: gli illuminati ridotti alla stregua di vecchi aristotelici qualunque al cospetto di un Galilei – nel tentativo esiziale di preservare a tutti i costi il mondo unipolare.

Specie dopo la ritirata dall’Afghanistan e il caos fine a se stesso in Siria, il confronto sulla scacchiera necessita di mosse decise: ecco il confronto per procura con la Russia in Ucraina e il sostegno monocorde ad Israele, quest’ultimo utile pure a sfumare ad arte l’attenzione disperata su un’Ucraina la cui sconfitta è sempre più difficile da nascondere.

Basta cambiare bandiere e il gioco è fatto!

Ma, è una bolla! La bolla occidentale.

In Cina, Siria, Iran, Africa e Sud America, in gran parte del mondo islamico e dell’Europa dell’Est, e tra milioni e milioni di uomini e donne in Europa e negli Usa, si guarda a Mosca e non al regime fantoccio di Kiev, al mondo arabo libero e non allo Stato ebraico. In altre parole, al dinamismo della multipolarità contro il conservatorismo feticistico per un mondo unipolare che già non c’è più.

Multipolarità contro unipolarità, posizione, la seconda, che annovera tra le sue schiere anche qualcuno che avrebbe gli strumenti per comprendere.

La terza? Non è, nel senso prima delineato, praticabile, chi comprende solo parzialmente la situazione si colloca tra i confusi e gli irrilevanti.

Se qualcosa di globale va adottato è lo sguardo sulla politica, le scuole di formazione politica, dal marketing, dovrebbero tornare alla geopolitica, sola scienza in grado di mostrare i contorni e le ragioni globali del confronto ideologico.

Utile lo schema proposto da Dugin:

Liberalismo + Atlantismo + Unipolarismo = egemonia.
Anti liberalismo (Illiberalismo) + Tradizionalismo + Multipolarità = contro egemonia.

Noi come è ben chiaro stiamo sul secondo rigo. Solo un mondo multipolare, con nazioni indipendenti e popoli sovrani – liberi dal pensiero e dall’interesse unico dominante e moralmente decadente – potrà godere di Pace! PAX.

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