L'Italia Mensile

Cosa Dovremmo Fare Subito Per Una Politica Estera Equilibrata E Di Pace?

Cosa Dovremmo Fare Subito Per Una Politica Estera Equilibrata E Di Pace?

di Riccardo Bianchi

Una politica estera sovrana significa anche giustizia sociale per il popolo!

Draghi ha “mollato” perché ormai la sua missione era compiuta; missione che Il “New York Times” individua nel capovolgimento del tradizionale buon rapporto che l’Italia ha sempre avuto con la Russia.

Ora i partiti si troveranno a gestire la crisi sociale che inevitabilmente aprirà il vicino autunno (caldissimo).  Nessuno dei principali contendenti mostra l’intenzione di mettere in discussione la famosa agenda, anche se, bisogna riconoscerlo, oltre oceano auspicano una vittoria del centro sinistra in quanto più affidabile sul piano del rispetto degli “impegni internazionali” e della preziosa agenda draghiana.

Non a caso il Pd, che parla di draghicidio, rivendica integralmente la continuità con l’esecutivo diretto dal banchiere. Con orgoglio e senza pregiudizi la sottosegretaria del Mise Ascani dichiara:

“Il Pd ha sempre detto che il Paese ha bisogno di Draghi e di un governo solido e autorevole per portare avanti temi importanti come quelli legati all’agenda sociale”.

Dall’altra parte, ovviamente, i toni sono gli stessi. Tutti i partiti esistenti in Parlamento sono schiacciati su posizioni atlantiste.

La campagna elettorale scalda i motori: il Pd, abbandonato il campo largo, prova a far salire sul camper i pretenziosi Di Maio, Calenda, Renzi, Brunetta, Gelmini, Mastella, Fratoianni, Boldrini assicurando loro collegi sicuri, incassando già l’endorsement della Carfagna; il centro destra si è messo finalmente d’accordo sul candidato premier e sui collegi, ma non tutti i mal di pancia sono sopiti; i solitari (per il momento, ma destinati a gravitare nell’orbita piddina) 5stelle giocano la carta del ritorno alle origini, come se nel frattempo non avessero partecipato – da protagonisti – agli ultimi tre esecutivi, con l’ultimo che li ha decimati.

Tanto per rinnovare le migliori tradizioni, con l’apertura della campagna elettorale, inizia la manfrina dello spauracchio fascista, questa volta rappresentato non da Salvini, accusato “solo” di avere rapporti in Russia, ma dalla Meloni. Vogliamo scommettere che entrerà in azione un neo movimento “sardiniano”, questa volta in funzione anti Meloni?!

Nessuno dei tre soggetti citati che parli della questione ucraina, come se questa fosse ormai roba da libri di storia. Ci si limita meschinamente a cavalcare lo “scoop” di Salvini che, in combutta con i servizi segreti russi, avrebbe lavorato per la caduta di Draghi. Scoop talmente taroccato che lo stesso sottosegretario Franco Gabrielli, Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, è dovuto intervenire per dichiarare che le notizie apparsa su “La Stampa” sono prive di ogni fondamento.

Intanto il ministro della Difesa annuncia il via libero al quarto invio di armi a Zelensky, la lista delle quali è naturalmente secretata.

Grande assente di questa incipiente campagna elettorale è quindi la causa della crisi. Come se la crisi di governo non fosse scaturita dal drammatico groviglio di situazioni che la sciagurata politica delle sanzioni alla Russia ha determinato. E come se l’improvvisa e drastica riduzione del fondamentale ed economico gas russo (ma non solo) non avesse gravemente compromesso la capacità produttiva della nostra economia (come degli altri paesi coinvolti dal diktat americano), con i conti che si presenteranno a partire dal prossimo settembre con l’inevitabile strascico di chiusura di migliaia di attività e il licenziamento di milioni di lavoratori. Altro che antifascismo!

Ma come, a proposito, finora non ci avevano decantato le gesta eroiche dei veri nazisti dei corpi militari e paramilitari ucraini?!

Insomma, si continua a sostenere per procura Usa il governo fantoccio Zelenzky, che intanto tra il cambio di una mimetica e l’altra si concede alla troupe (di ben nove persone!) della rivista “Vogue” insieme alla moglie Olena in foto super patinate, con la giornalista che tra uno scatto e l’altro chiede alla signora di Bucha… perché la camicetta color ruggine le ricorda i carri armati bruciati. Che sensibilità!

Con i soldati ucraini che pensano di combattere per una causa giusta, ma che poveretti sono solo carne da cannone dei guerrafondai americani. Ma si sveglieranno, e allora saranno ca.. amari per la marionetta Zelensky.

Comunque l’eventuale vittoria del centro destra non metterà assolutamente in discussione l’atlantismo senza se e senza ma dell’Italia. Se nel campo sinistro il Pd ha la faccia dell’elmetto a stelle e strisce, in quello destro ha la faccia truce della Meloni che chiarisce ancora una volta che «saremo garanti, senza ambiguità, della collocazione italiana e dell’assoluto sostegno all’eroica battaglia del popolo ucraino… un’Italia guidata da Fratelli d’Italia e dal centrodestra sarà un’Italia affidabile sui tavoli internazionali»; e perché suocera intenda (Salvini): «Al governo andranno atlantisti senza ambiguità».

Chiaro che le prossime elezioni non saranno l’ultima trincea, di fronte abbiamo una guerra di lunga durata, ma bisogna lavorare perché si cominci ad affermare la consapevolezza della necessità del lancio di una sfida strategica che poggi sulla messa in discussione degli attuali assetti di potere con relative collocazioni internazionali.

Comunque sia, la campagna elettorale offre la possibilità di agitare una serie di temi importanti per la costruzione di un fronte che si ponga nella prospettiva accennata.

Sarà quindi opportuno valutare le forze in campo in relazione all’aderenza a questi temi, innanzitutto quello della cancellazione delle sanzioni alla Russia. Ma ancora: dell’arresto della sistemica politica di transizione ecologica, con la denuncia dell’asse sinistra-verdi in quanto punta di diamante politica del grumo di potere dominante; della fine della terroristica campagna sulla questione sanitaria, con il reintegro di tutti i lavoratori sospesi; della difesa e del rafforzamento dei salari; del rilancio dell’occupazione; del contrasto alle politiche immigrazioniste; del contenimento della destrutturante e antisociale propaganda gender, sulla base della consapevolezza di come questa tendenza sia funzionale alla gestione della crisi da parte del grande capitale. 

Avanti tutta!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *