L'Italia Mensile

Agosto 1927… Sacco E Vanzetti: “La Giustizia Crocefissa” 

Agosto 1927… Sacco E Vanzetti: “La Giustizia Crocefissa”

di Nicola Trisciuglio

Assassini per l’America, eroi per l’Europa…

Esempio di “giustizia crocefissa”… innocenti per il mondo intero… colpevoli unicamente per gli ameri-cani… difesi dal governo italiano e da Mussolini in prima persona… celebrati da Woody Guthrie e Joan Baez, ricordati dal regista Giuliano Montaldo nel 1971 con i volti di Gian Maria Volontè e Riccardo Cucciolla.
È il 23 agosto 1927 quando Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, anarchici italiani emigrati negli Stati Uniti in cerca di fortuna, vengono giustiziati sulla sedia elettrica (il primo alle 00.19, il secondo alle 00.26) con l’accusa di aver ucciso, nel corso di una rapina a mano armata, il cassiere e la guardia giurata del calzaturificio Slater and Morril e rubare 16mila dollari. La condanna era stata comminata poco prima, il 9 aprile di quello stesso anno, dal tribunale di Thayer, Boston.
A nulla servirono la confessione di un detenuto portoricano che li mostrava innocenti e i dubbi sull’effettiva responsabilità: nel penitenziario di Charlestown, a distanza di sette minuti l’uno dall’altro, trovarono la morte. Sacco, ciabattino della provincia di Foggia, e Vanzetti, pescivendolo del cuneese. Il pugliese e il piemontese a caccia di riscatto sociale.

Solo il 23 agosto 1977, a cinquant’anni esatti dalla morte Michael Dukakis, durante il suo primo mandato di governatore del Massachusetts, riabilitò la loro memoria ammettendo che – con ogni probabilità – nel giudicare i due anarchici, erano stati commessi errori e ingiustizie… “Io dichiaro che ogni stigma e ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti”.

Era proprio “ingiustizia” la parola che dominava il giudizio dell’opinione pubblica sulla vicenda: la sensazione generale era che alla base del verdetto di condanna vi fosse “solo” la politica del terrore che caratterizzava il clima politico statunitense di quegli anni, instaurata senza distinzione contro anarchici, operai, sindacalisti e masse.
La morte di Sacco e Vanzetti voleva probabilmente essere una dimostrazione esemplare. Sui due italiani si rovesciava il pregiudizio che l’America borghese nutriva nei confronti degli immigrati… Il magistrato non a caso li chiamò “wops”, storpiatura angloamericana del termine “guappi”.
“Al centro immigrazione ebbi la prima sorpresa. Gli emigranti venivano smistati come tanti animali. Non una parola di gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il fardello di dolori che pesa così tanto su chi è appena arrivato in America”. E in seguito scrisse: “Dove potevo andare? Cosa potevo fare? Quella era la Terra Promessa. Il treno della sopraelevata passava sferragliando e non rispondeva niente. Le automobili e i tram passavano oltre senza badare a me”, dirà Vanzetti al processo, ricordando l’arrivo a New York sulla nave «La Provence» il 19 giugno 1908, quando aveva vent’anni.
Non solo. Durante il processo, il giudice li chiamò più volte «bastardi». Vanzetti, che conosceva l’inglese meglio di Sacco, replicò… “Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra, ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole”…

I due si erano conosciuti dieci anni prima, nel 1916, ed erano entrati a far parte di un gruppo anarchico italo-americano. Allo scoppio della Grande Guerra, tutto il collettivo fuggì in Messico per evitare la chiamata alle armi: Nicola e Bartolomeo tornarono in Massachusetts al termine del conflitto, non sapendo di essere stati inclusi in una lista di sovversivi compilata dal ministero di Giustizia, così come di essere pedinati dagli agenti segreti Usa. Nella stessa lista era stato incluso anche un amico di Vanzetti, il tipografo siciliano Andrea Salsedo.
Questi, il 3 maggio del 1920, fu assassinato dalla polizia, che lo lanciò dal quattordicesimo piano di un edificio del Ministero di Giustizia. Vanzetti organizzò in segno di protesta un comizio che avrebbe dovuto partire da Brockton il 9 maggio, ma insieme a Sacco venne arrestato pochi giorni prima. Entrambi vennero trovati in possesso di una rivoltella e Vanzetti con degli appunti destinati alla tipografia per l’annuncio della manifestazione.
I due vennero anche ritenuti colpevoli della rapina avvenuta a South Braintree, un sobborgo di Boston. Secondo una grottesca testimonianza, uno dei rapinatori “camminava come uno straniero”. Come non accusare Vanzetti?

Quando la condanna a morte fu resa nota, le strade si riempirono di gente, fino al giorno della loro morte, dieci giorni dopo. Anche l’Italia fu scossa dalla notizia: Benito Mussolini, nonostante l’ideologia politica lo allontanasse dai due condannati, si adoperò perché fossero risparmiati. Anche numerosi intellettuali, tra cui Albert Einstein e Bertrand Russell, si schierarono con Sacco e Vanzetti.
Mussolini trattò segretamente con il governo a stelle e strisce: il Duce chiese ripetutamente la grazia per i due emigrati…
Molti giornali come il settimanale anarchico Le Libertaire e poi l’Humanité denunciarono quella che consideravano una “sentenza di classe” (resta famoso il titolo in prima pagina di un’edizione speciale “Li hanno folgorati! Il proletariato li vendicherà”). Ma ogni iniziativa fu inutile.
E i due trovarono la morte sulla sedia elettrica strumento introdotto negli Stati Uniti nel 1888 per sostituire l’impiccagione, considerata troppo cruenta. La sedia elettrica “garantiva” ai condannati un tempo massimo di sopravvivenza di quindici minuti. Legati con cinghie, ci metteranno sette e cinque minuti a morire sotto la scarica. Prima Sacco, poi Vanzetti… Prima di morire “Bart”, come lo chiamavano i figli, ha riaffermato la sua innocenza… “Io non ho commesso né delitto né peccato… Perdono qualcuno per il male che mi fanno”…

Nemmeno la confessione di un gangster, Celestino Madeiros, che ha ammesso di essere stato lui l’autore della rapina insieme a due complici, porta alla riapertura del processo.
Petizioni e manifestazioni si susseguono, in America Latina, negli Stati Uniti, in Europa. Le ambasciate Usa sono assediate. Folle immense manifestano a New York, Detroit, Philadelphia. I funerali sono seguiti da 400.000 persone che portano un bracciale dove è scritto: “La giustizia è stata crocifissa. Ricordatevi del 23 agosto 1927″.
E’ a causa delle loro idee – che non hanno mai rinnegato durante tutti i lunghi sette anni che hanno preceduto l’esecuzione – che i due militanti sono stati uccisi.
Ed è grazie a questa loro fedeltà alle proprie convinzioni che sono entrati nella leggenda del movimento operaio.

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