2 Giugno, Repubblica del Britannia?

È quanto meno curioso che la data del #2giugno unisca due differenti e significativi anniversari: la nascita dell’attuale repubblica italiana e, per quest’anno, il trentunesimo compleanno (2 giugno 1992) del “patto del Britannia”.


Si era in piena Tangentopoli, e in mezzo alle stragi di Capaci e via D’Amelio, e quel panfilo, ancorato nel porto romano di Civitavecchia, fu teatro dei giochi che portarono alla svendita del patrimonio industriale nazionale e al crollo della lira.
Si trattò di una crociera i cui inviti ufficiali, un centinaio, furono diramati dai British Invisibles, influente lobby della City londinese (“invisibles” perché si occupano di transazioni che riguardano servizi finanziari e non merci tangibili), che vide a bordo solo gente che contava e, in molti casi, conta oggi ancor più di ieri, accomunata da intenzioni nefaste.


Nel giorno della sua festa, nel suo stesso territorio, la repubblica si consegnò, infatti, mani e piedi alla speculazione straniera.


Fu la conferma di un’origine bastarda e taroccata che questa repubblichetta senza sovranità non è mai riuscita a nascondere efficacemente, neanche nelle stanche cerimonie ufficiali in cui dovrebbe celebrare se stessa.


Che la crociera ebbe luogo, lo ammise davanti alla Commissione Bilancio della Camera il crocierista Mario Draghi – direttore generale del Tesoro, ex direttore generale della WorldBank, poi vicepresidente GoldmanSachs, governatore BankItalia, signore Bce…


Quel Draghi, che nel suo intervento si rammaricò delle resistenze della politica alla panacea della deregulation, disse che si trattò di un semplice meeting in cui ciascuno diceva la sua e ascoltava il parere degli altri illustri convitati, ma quel che accadde subito dopo è ormai tristemente noto: si abbatté sull’Italia la prima, devastante ondata di privatizzazioni (finirono sul mercato, a prezzi stracciati, aziende e patrimoni industriali e bancari pubblici tra i più prestigiosi: Credito Italiano (dic. 1993), Istituto Mobiliare Italiano (genn. ’94), per proseguire con l’avvio della svendita della stessa Banca d’Italia e (fino ad ott. 1999) delle prime azioni Enel).


I mercati finanziari ne uscirono rivoluzionati, i risparmiatori furono convogliati forzosamente verso la Borsa, si decretò il declino definitivo dell’IRI e il dogma imperante diventò quello dei “parametri” europei al cui altare tutto andava sacrificato, a cominciare dai gioielli di famiglia.
Nella stessa fase, anche il 48% delle aziende private italiane, fra le quali c’erano la Buitoni, la Locatelli, la Negroni, la Ferrarelle, la Perugina e la Galbani, finirono agli angloamericani.
Concludo questo lungo post con un piccolo elenco di nomi a mo’ di promemoria, segnano tutti i successivi step del Great Reset deciso nelle acque di Civitavecchia: George Soros, Carlo Azeglio Ciampi, Giuliano Amato, Romano Prodi, Beniamino Andreatta, Carlo de Benedetti, Lamberto Dini, Vincenzo Scotti, Mario Monti, Giulio Tremonti, Mario Baldassari, Emma Bonino, Beppe Grillo…

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