Zelensky abolisce il “giorno della Vittoria”.

La dittatura sciovinista riscrive la storia ucraina.

di Fabio C. Maguire

Il 9 maggio è per la Russia, e per i restanti paesi dell’Europa Orientale che subirono l’aggressione nazista, il “Giorno della Vittoria”.

Il 9 maggio del 1945, infatti, i Comandanti in capo della Wehrmacht firmarono la resa incondizionata davanti ai generali dell’Armata Rossa, ponendo fine al tragico conflitto che costò la vita ad oltre 65milioni di persone.
Il 9 maggio fu il giorno della definitiva capitolazione del Reich di Hitler.
Annualmente, nell’immensa e sensazionale Piazza Rossa di Mosca, si tengono manifestazioni commemorative volte a celebrare l’eroica impresa del popolo russo, trionfante sull’invasore tedesco.
Alla vigilia della cerimonia, il presidente ucraino Zelensky, con un solito e poco entusiasmante discorso alla stampa, ha informato di aver cambiato la data del Giorno della Vittoria.

Il 9 maggio si festeggerà l’Europa e per l’occasione il presidente della Commissione UE, Ursula Von Der Leyen, sarà a Kiev.
La decisione del capo ucraino è parte di quel processo che vuole l’Ucraina e il suo popolo privato delle proprie radici, della propria storia e cultura.
La campagna di de-russificazione e de-sovietizzazione è il perno del progetto politico dell’entourage di Zelensky.

La classe dirigente ucraina sta sistematicamente cancellando e riscrivendo la storia, costruendo una nuova verità che sia conforme alla narrazione dominante dei padroni occidentali.
“La cosa peggiore di un nemico? Un traditore”, ha affermato Maria Zakharova, “questo è Zelensky. La nuova incarnazione di Giuda nel XXI secolo.”

“Abolendo il “Giorno della Vittoria” ha tradito una volta per tutte i suoi antenati: quelli che hanno combattuto nelle file dell’Armata Rossa; quelli che hanno sofferto e sono stati torturati nei campi di concentramento e quelli che hanno lavorato per la Vittoria nelle retrovie.”
La diplomatica russa ha definito il segugio ucraino “un complice dei nazisti 80 anni dopo”.

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