L'Italia Mensile

Washington rivela i numeri agghiaccianti sulle perdite ucraine.

di Fabio C. Maguire

Il Pentagono rivela i dati sulle perdite di Kiev dall’inizio della controffensiva.
Secondo i funzionari statunitensi, sono circa 70.000 i caduti e 120.000 i feriti.
Nuove cifre che rendono l’idea della catastrofe che si è consumata nel Donbass a scapito dell’esercito ucraino, spinto al massacro dall’Occidente collettivo nella sua guerra per procura contro la Russia.
A parlarne sono sia il New York Times sia la BBC, spiegando della drammatica situazione dei soldati ucraini.
Per ogni soldato russo morto ce ne sono da 8 a 10 ucraini.
La presenza media di un soldato ucraino al fronte è di 15 giorni.
L’ex colonnello dell’esercito statunitense, Douglas McGregor, ha parlato di immagini satellitari raccapriccianti che mostrano pile di cadaveri di soldati ucraini abbandonati nei campi di battaglia.
Gli ospedali sono sovraffollati, con capacità ridotte e a corto di personale.
Secondo l’ex Vice Segretario del Consiglio di Sicurezza dell’Ucraina, per poter sostenere un secondo attacco alla Crimea servirebbero decine di migliaia di nuovi soldati, un numero altissimo per un paese che ha perso circa 14 milioni di persone durante il conflitto.
Le amministrazioni militari stanno intensificando la campagna di reclutamento, inviando alle aziende elenchi di dipendenti richiamati al servizio.

Complessivamente sono state 500.000 le vittime dall’inizio dell’operazione speciale, con la parte ucraina che ha pagato maggiormente in termini di vite umane.
E vista la situazione arrivano i primi appelli al Presidente Zelensky di trattare con la Russia.
Il Presidente ungherese Orban ha parlato di un ambizione inverosimile per Kiev, ovvero quella di liberare militarmente i territori occupati.
Per garantire la sopravvivenza dell’Ucraina e della sua gente, Kiev dovrebbe negoziare una soluzione diplomatica, ponendo fine alle ostilità.
Ma chiunque promuove il dialogo in Occidente viene etichettato come putiniano o un agente al servizio di Mosca.

Al Presidente Zelensky non sembra evidentemente interessare della vita dei propri soldati, per questo ha proposto alla Rada ucraina un disegno di legge che vieterebbe di negoziare con Mosca se questa dovesse occupare militarmente ancora parte delle regioni orientali del paese.
Un suicidio che condannerebbe l’intera popolazione ucraina alla guerra ad oltranza senza nessuna possibilità di vittoria.

Negli Stati Uniti una frangia sempre più influente e popolare della politica americana inizia a mettere fortemente in dubbio l’aiuto fornito da Washington a Kiev.
Nonostante a Kiev si continui a ripetere che l’Ucraina continuerà a combattere anche da sola, sostenere lo sforzo bellico senza l’assistenza dell’Occidente collettivo, e in particolare degli Stati Uniti, equivarrebbe a morte certa.

Kiev deve sedere immediatamente al tavolo dei negoziati con Mosca, abbandonare le loro ambizioni di ignobile servilismo agli interessi stranieri e preservare la vita e la sicurezza di quei pochi ucraini rimasti nel paese.
In coclusione, la controffensiva è fallita ed i numeri dei soldati ucraini caduti è allarmante, mettendo in serio pericolo la tenuta militare dell’Ucraina che potrebbe collassare nel giro di pochi mesi.

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