Non esiste una documentazione con una precisa data di fondazione della guerriglia uruguaiana ma si fa di norma risalire al febbraio 1966.
L’MLN-Tupamaros si ispirò nel nome al leader andino, Tupac Amaru, che aveva combattuto contro i coloni spagnoli alla fine del XVIII secolo.
Il Movimento di Liberazione Nazionale di Tupamaros condusse all’inizio (come movimento dal 1963) una guerra di logoramento relativamente pacifica e popolare, prima di passare a una fase di lotta in armi (verso il 1966).
Fondata da un gruppo di studenti (tra cui Pepe Mujica e Eleuterio Fernández Huidobro) guidati dalla figura principale del movimento di guerriglia, ossia l’allora 35enne ex studente di giurisprudenza Raúl Sendic,
fin dal suo inizio, è già un’organizzazione eterogenea che è davvero caratterizzata dalla diversità politica dei suoi militanti.
Troviamo quindi, all’interno di questo movimento composito, socialisti, comunisti, anarchici, sacerdoti influenzati dalla teoria della liberazione e persino membri progressisti del partito conservatore la cui figura più emblematica è José Mujica, che diventerà decenni dopo addirittura presidente del paese.
A differenza di altre guerriglie latinoamericane, il campo d’azione dell’MLN-T è essenzialmente urbano.
Consapevoli che il paese non ha montagne o fitte foreste da cui condurre una guerra efficace; i ribelli uruguaiani accettano l’idea che dovranno condurre un combattimento urbano e, in questo senso, essere innovativi rispetto alla guerriglia rivoluzionaria classica che si svolge di norma tra selve e montagne.
La campagna sarà solo un campo ausiliario di supporto, pianificazione e possibile ritiro strategico a una guerriglia necessariamente urbana.
Riducendo al minimo azioni con spargimento di sangue, le azioni dei Tupamaros sono relativamente ben percepite dall’opinione pubblica che, nella sua grande maggioranza, rifiuta di considerare questo movimento rivoluzionario come una “organizzazione terroristica” come definita dall’ultraconservatore e autoritario governo di Pacheco Areco (1967-1972), il quale a cavallo degli anni ’60 / ’70, inasprisce la contro-insurrezione e istituisce l’uso della tortura contro oppositori politici e guerriglieri.
Nell’estate del 1970, infatti, in seguito al rapimento e all’omicidio di Dan Mitrione, una spia nordamericana ed alle conseguenti pressioni di Washington, il governo di Pacheco Areco rafforza l’autoritarismo del regime: dal bavaglio della stampa, al divieto dei partiti di sinistra, si aggiungono la restrizione dei diritti di circolazione, il rafforzamento del personale militare e l’organizzazione su larga scala della caccia ai Tupamaros.
Molto prima del colpo di stato militare del giugno 1973, l’MLN-T era già una guerriglia morente: 1.300 compagni furono fatti prigionieri e circa 40 morirono sotto tortura.
Molti sono fuggiti dal Paese.
Con non meno di 20.000 prigionieri politici per una popolazione di circa 3 milioni, l’Uruguay sotto la dittatura,registra un triste record mondiale.
Inoltre, con i loro accoliti cileni, argentini e paraguaiani, i militari uruguaiani golpisti, aderiscono al Piano Condor e partecipano attivamente all’extraterritorializzazione della tortura.
Nove dei leader storici dell’MLN-Tupamaros, tra cui i fondatori Mujica, Huidobro e Sendic, saranno tenuti “in ostaggio” fino alla fine della dittatura.
Le loro condizioni di detenzione sono disumane e umilianti. Prigionieri in totale isolamento in pozzi bassi e torturati per 13 anni.
Le mostruose condizioni dei 3 guerriglieri Tupamaros verranno raccontate nel drammatico e premiato film “Una notte di 12 anni” basato sul libro Memorie dal calabozo, 13 anni sottoterra (Memorias del calabozo).