L'Italia Mensile

Unità e codice etico… di che parliamo?

di Giuliano Castellino

È un po’ che circola una email…
L’ignoto autore discorre di un immaginifico “codice etico” regolatore delle forze del dissenso.

Nulla quaestio.
Anzi.

Ovviamente ben venga ogni tentativo “in buona fede” di unione del popolo del dissenso.

Noi di questo versante abbiamo sempre auspicato l’unità nella pluralità, contro “anti” e “veti”.

Così avvenne il 5 di settembre del 2020, quando a Roma, a Piazza Bocca della Verità, la resistenza al golpe globale del Great Reset scese compatta in strada per dire “no” alle mascherine nelle scuole… per gridare “Giù le mani dai nostri bambini!”.

Fu la madre di tutte le piazze…
Unita e pluralistica… forte e numerosa.

Anche da un punto di vista dottrinario e culturale – quella piazza – ebbe la funzione di apripista… di un concetto che si radicò e si espanse nel mondo della resistenza.
A partire da quel tempo l’immagine e l’idea di una imperante dittatura sanitaria divenne popolare…

Allo stesso modo di come Viganò, il trumpismo, le sintesi sistemiche di Fusaro e di Dugin, il supporto a Putin, la riscoperta del Cristianesimo divennero idee e valori condivisi, punti di riferimento e moto autenticamente rivoluzionario.

Con spirito unitario scendemmo in piazza contro i lockdown e poi il Green Pass…

Fino all’oceanica piazza del 9 ottobre…

Ma allora quale sono ci si chiederà i nostri dubbi su questo codice etico?

Ci sono… tanti… e assolutamente non pochi.

Anzitutto i veti imposti da tristi figuri epigoni del separatismo prezzolato del sistema… il voler emarginare le forze più forti per paura di perdere il loro miserabile minimo proscenio.

Ed ancora la reale rappresentanza di queste sigle, dietro le quali si nascondono il nulla vacuo… il fallimento ed i flop di decine di iniziative…

Ed infine… i poco chiari rapporti tra taluni rappresentanti di queste pseudo sigle e le Istituzioni… le questure e gli organi repressivi.

Troppo spesso questi “influencer” senza troppa influenza, sposano – chissà perché – le tesi di Digos e Polizia.

Dicono di unire, ma vogliono unire in nome del “dissenso controllato e di sistema”.
Parlano di resistenza ma sono condizionati dal mainstream e dalle narrazioni dei media di regime.

Peggio ancora cercano coccole e carezze di partiti, sindacati e forze repressive.

D’altronde, a ben vedere, sono stati quelli che si sono subito dissociati dal 9 ottobre, dopo essere stati prima in piazza e poi – abbondano al riguardo le prove video – portati via e messi in protezione e sicurezza dalla Polizia…

Sono gli stessi che hanno abbandonato i dissidenti nelle patrie galere, chiamato celere nelle piazze per allontanare chi non volevano…

Altro che unità!

Questi tristi figuri non hanno mai avuto seguito, né militante né popolare.

Esistono solo nei social, hanno più canali telegram che amici al seguito…

Non hanno voce nemmeno dentro casa loro e si sentono padroni di riunioni zoom e social… per poi “puntualmente” scomparire di fronte alla lotta…

La lotta… quella vera.
Quella fatta di sacrificio e coraggio…
Quella dove senza forza militante, aggregazione popolare, radicamento territoriale ed influenza culturale non sei nulla!

E resti il nulla nella tua nullità!

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