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Strage a Mosca, cosa non torna della pista islamista?

I media occidentali stanno puntando tutto sulla pista islamista e la dichiarazione dell’IS-K che rivendica l’attentato di Mosca. Qualcosa però non torna. Analizziamo insieme alcuni punti fondamentali.

La rivendicazione: Lo Stato Islamico è in crisi, combattuto soprattutto dai Paesi musulmani ha estremo bisogno di attenzione mediatica per dimostrare la propria esistenza e la propria forza. In passato abbiamo visto diverse volte l’ISIS rivendicare azioni commesse da lupi solitari che non avevano mai avuto nessun reale contatto con lo stato islamico. La Russia è inoltre in ottimi rapporti con tutti i Paesi musulmani, sciiti e sunniti, comprese le Monarchie del Golfo. L’attentato è stato condannato anche dai Talebani.

Il comportamento dei terroristi: L’attentato è stato pianificato con cura. Volevano colpire le persone nel momento di massima vulnerabilità. I terroristi dopo l’irruzione sono andati dritti nella sala dove doveva svolgersi il concerto. Hanno sparato e appiccato il fuoco per creare confusione. Hanno però pensato ad una strategia di uscita. Non puntavano al martirio, non hanno messo a repentaglio la loro sicurezza. Hanno cercato di scappare e di rimanere vivi. Inoltre, appena catturati, nessuno di loro ha parlato di religione o ha rivendicato qualsiasi motivazione religiosa; hanno immediatamente detto di averlo fatto per soldi.

Il supporto: I terroristi erano in grado di utilizzare armi e munizioni che avevano portato con loro. Si erano addestrati al maneggio delle armi? Chi ha procurato le armi e le munizioni? Chi ha designato l’obiettivo? Le persone arrestate chiaramente non potevano fare tutto da sole. C’è sicuramente stata una struttura logistica che ha procurato le armi e ha designato l’obiettivo. Chi può avere ora il massimo interesse a colpire la popolazione russa e la città di Mosca? Perché i terroristi hanno guidato per centinaia di chilometri fino ad una regione al confine con l’Ucraina?

Fonte: Andrea Lucidi Telegram Group.

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