L'Italia Mensile

Stalin, Mussolini, Putin, l’Italia, la lotta di liberazione…

di Giuliano Castellino

Troppo spesso le ideologie sono quel veleno che divide, come un virus entra in un corpo sociale e lo devasta.

Il primo sintomo di questa strana malattia è la perdita di realismo.

Eppure ogni lotta popolare e rivoluzionaria, seppur condita da romanticismo, eroismo e un pizzico di sentimentalismo, necessita di realismo profondo, interventismo e pragmatismo.

Purtroppo in Italia il regime ed il suo deep state fanno di tutto per tenere diviso ciò che unito potrebbe scardinare la tirannia liberal-capitalista.

La colonia Italia – occupata militarmente dagli Usa e dalla Nato, economicamente dalla UE, finanziariamente, antropologicamente e culturalmente dal Wef e da Re Carlo – fa di tutto per tenere in piedi scontri del secolo scorso e divisioni utili solo al sistema stesso.

Fascismo contro comunismo, destra contro sinistra… tra l’altro andando spesso in confusione ed in contraddizione.

Ecco che Putin, che innalza anche le bandiere rosse ed omaggia Stalin, diventa fascista; mentre gli ucraini, con svastiche e rune, diventano baluardo delle democrazia.

Idem in Italia… tutti diventano fascisti, chi ama Mussolini, chi si oppone alla tirannia sanitaria e oggi a quella ecologica.
Questa parola è diventata un aggettivo per marchiare tutto ciò che deve essere considerato “brutto, sporco e cattivo”.

Il mainstream preconfeziona schemi e tenta di imporli.

Per fortuna ci riesce sempre meno…
Il popolo – o parte di esso che si definisce dissidente – inizia ad aprire gli occhi.

Non ha più problemi ad abbracciare il messaggio cattolico tradizionalista di Viganò e a seguire la filosofia del marxista Diego Fusaro.
A leggere Sorel e Preve e anche D’Annunzio.

A sostenere Trump e a stare incondizionatamente con Putin!

Così come i vari Saddam, Gheddafi, Castro, Milosevich, messi alla gogna dagli “occidentali”, vengono riscoperti e rivalutati.

Il Popolo ha rotto le gabbie ideologiche e ha scelto da quale parte stare, senza più copioni in mano, senza più recitare una parte predefinita o telecomandata.

Popolo contro globalismo!
Popolo contro capitalismo!
Popolo contro imperialismo!

Quel popolo che se ne fotte degli schemi del millennio passato ed innalza il Tricolore nelle nuova lotta di classe tra dominanti e dominati.

D’altronde il popolo, più pratico e di buon senso delle “minoranze per fortuna sempre più minoranze” ideologizzate, ha compreso meglio di tanti altri che la contrapposizione tra cristianesimo, patriottismo e
socialismo è voluta dall’oppressore.

Dove questa contrapposizione viene superata il popolo si unisce e lotta per la libertà.

D’altronde Putin, da patriota, chi dovrebbe onorare se non Stalin?
A quale tradizione dovrebbe rifarsi se non a quella Sovietica per scagliare la Nuova Russia contro il neocolonialismo americano?

Idem in Italia.
Un patriota chi dovrebbe riconoscere come Padre della Patria se non Dante Alighieri?
Chi dovrebbe vedere come Politico nazionale se non quello che Pio XI definì l’Uomo della Provvidenza?
Colui che ha reso l’Italia una Patria, alfabetizzata e anche socializzata?

Se Putin fosse al potere in Italia non avrebbe problemi ad innalzare statue a Mussolini…

A chi dovrebbe rifarsi?
A Giolitti? Ad Andreotti? A Pomicino?
Ad Almirante che ha firmato per l’adesione alla Nato ed i Patti Atlantici?
A Berlinguer che si è venduto alle social-liberal-democrazie?

Basterebbe superare le scorie ideologiche del 900 e consegnare il passato alla storia e non farne un circo e un carnevale politico.

Meloni e La Russa sono stucchevoli nel loro fascismo 2.0, più vicino a Pinochet che ad Evita, col fascino della divisa e le tentazioni autoritarie.

Idem le sinistre…
Siamo nostalgici sì, ma della lotta di classe, dei compagni che conquistavano diritti sociali e occupavano case popolari.
Di Autonomia che difendeva quartieri e lavoratori.

Questa sinistra Green, arcobaleno, fucsia e un pó “questurina” – quando la destra bluet – ci fa schifo.

Per questo oggi guardiamo alla Russia e a Putin come faro.

Mosca non è solo un alleato geopolitico, come potrebbe essere la Cina, ma un punto di riferimento politico, culturale e antropologico.

Poi le etichette, buone per dividere e avvelenare, le lasciamo ai pennivendoli di regime, alla Digos e alle toghe.

O a quei gruppettari da una parte e dall’altra che non hanno più – per fortuna – nessun radicamento territoriale e nessuna forza aggregativa.
Ormai isolati, lontani dal popolo, impegnati ad accusare tutti gli altri di essere o rossi o neri…

Noi sia chiarissimo,
non cerchiamo nessun rosso-brunismo, né strane alleanze e sintesi tra vecchi tromboni e fantasmi del passato.

Siamo i futuristi del terzo millennio, che vogliono spazzare via il vecchio regime ed i dinosauri della politica, siamo la nuova resistenza, patriottica e socialisti, cristiana e ribelle!

Siamo le piazze contro gli arresti di massa terapeutici preventivi, contro bavagli e lockdown, contro vaccini e Green Pass, contro guerra, transizioni ecologiche e tirannia Green…

Che certamente avranno anche commesso degli errori, ma che quella notte del 7 marzo 2020 hanno pienamente compreso che era in atto un Golpe Globale.
Che di fronte al Great Reset l’unica risposta era un Anti-Reset!

Chi credeva che quelle mobilitazioni fossero figlie delle contingenze si è sbagliato e di grosso.

Quel movimento, – all’inizio di reazione e spontaneo – è oggi l’unica opposizione al globalismo e alla sua oppressione, alla perma-emergenza e al capitalismo 4.0!

Questa Pentecoste di Libertà non ha paura della storia, ma vuole conquistare l’oggi e il domani.

Avanti tutta verso il nostro Sol dell’avvenire… sventolando il Tricolore!

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