L'Italia Mensile

SIGNIFICATO DI UNA COPERTINA

Maurizio Murelli

Sublimando il simbolo di Giano bifronte, il “guardiano” della soglia che veglia sul passato e sul futuro, qui Julius Evola, l’aedo della tradizione imperiale ghibellina volge lo sguardo a Occidente, Aleksandr Dugin, aedo della tradizione imperiale russa, a Oriente.

Accomunati in un’unica simbolica scultura dal colore che richiama contemporaneamente il cinabro e le mura del Cremlino.

Evola ha intitolato la sua autobiografia “Il cammino del cinabro”, richiamando il minerale, di colore rosso vermiglio e lucentezza adamantina, costituito da solfuro di mercurio che ha, presso la sapienza alchemica, un suo preciso significato: richiama il “processo” e il “percorso” di trasformazione.

Dugin, in tutte le sue opere, si pone come il difensore della tradizione imperiale che ha nel Cremlino la sua rappresentazione simbolica.

Quando le “mura” della Roma imperiale sono state violate lasciando libero accesso alle forze disgregatrici della sovversione, una volta caduta anche Costantinopoli, fu la volta della Russia degli Zar a farsi carico dell’idea imperiale romana.

Mosca quale Terza Roma fu dapprima rivendicata dalla Chiesa Ortodossa per voce del monaco Filofej (1495-1542), priore del monastero di Spaso-Yeleazarovskiy Zhenskiy, per poi svilupparsi durante il regno di Ivan III di Russia “il Grande”, granduca di Mosca, la cui moglie era Sofia, nipote di Costantino XI, l’ultimo Imperatore di Costantinopoli (la “seconda Roma”).

Ivan IV, nipote di Ivan III, proclamò durante la sua incoronazione a zar di Russia: «Due Rome sono cadute ma non Mosca! E non vi sarà una quarta Roma!».

È da europei, forti della Tradizione, da tempo violata, che volgiamo lo sguardo a Est, là dove c’è chi mantiene vivi i principi della Roma augustea, là da dove può ritornarci l’energia vivificante per quella Roma che deve tornare a fecondare dei suoi principi e valori l’Occidente stuprato dalla nuova Cartagine statunitense, così, come a Est, dal Cremlino degli Zar l’energia oggi evocata deve poter fecondare l’intero Oriente.

Non ci sarà una quarta Roma – la prima può ancora tornare.

(Nel giorno del Natale di Roma, 21 aprile)

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