L'Italia Mensile

RUSSIA, RIFLESSI PAVLOVIANI

di Giuseppe Provenzale e Giuliano Castellino

Che curioso Paese è l’Italia…

Sia il mainstream che alcuni sedicenti dissidenti utilizzano un unico e medesimo schema per leggere fatti e avvenimenti; uno schema logoro, storicamente sepolto da inediti conflitti e contrapposizioni: destra, sinistra, fascismo, comunismo, antifascismo, anticomunismo…
sradicati dai relativi contesti storici, sono moderni sassi da lapidazione, ex categorie politiche, e come tali assai démodé, ormai ridotte al rango di sinonimi da adoperare alla bisogna o di aggettivi da appioppare secondo meccanismi rigorosamente pavloviani.

Putin (queste le sue parole: “i complotti, le dispute e il politicume alle spalle dell’esercito e del popolo si risolsero nel colpo più grande, la distruzione dell’esercito e il collasso dello Stato, la perdita di vasti territori. E come risultato, la guerra civile”) parla dei traditori russi mentre l’Impero e il suo popolo combattevano la prima guerra mondiale?

Che importa!
I compagni nostrani conoscono la storia e il sentimento popolare russi meglio dei russi stessi…e, si sa, il mito dell’assalto al Palazzo d’Inverno è sempre duro a morire…

E Putin è fascista, per i comunisti arcobaleno filo Bruxelles… no: è comunista, per quei fascisti che volenti o nolenti stanno a tifare per la Nato e l’invio di armi ai camerati ucraini; e, così discorrendo, i patrioti che si battono a difesa della Patria russa, per le (residuali) sinistre ancora anti-Usa, non possono che essere chiamati “partigiani”, come quei signori che gli angloamericani utilizzarono nel secolo scorso…

Eh, “ma lo Zar ora è più debole”… come può esserlo chi ha risolto una crisi dipinta come irreversibile proprio da tutti i media tifosi di Kiev nel giro di 12 ore, “no, riesce solo perché è un dittatore”, eppure, pur se in tempi di guerra – sono parole di Lavrov – Putin e i suoi hanno dimostrato di aver risolto la questione adottando “una soluzione degna della saggezza millenaria del popolo e dello Stato russi”.

Se poi, come, forse, potrà essere dimostrato col tempo, si fosse trattato di un’operazione concordata da entrambe le parti in causa, Putin avrebbe messo nel sacco il nemico – in fregola per la marcia su Mosca – muovendosi a suo piacimento attorno agli scenari di guerra senza contromosse dalla parte opposta e senza (quasi) colpo ferire, ed è proprio la presenza di vittime militari che pone dubbi a proposito di quest’ultima ipotesi.

Eh, “ma è comunque un fascista!”… le dotte analisi sinistre, da tempo ormai, quando sentono pronunciare parole a difesa delle tradizioni, del realismo che proviene dalla fede, della famiglia naturale e della Patria tirano fuori il fazzoletto rosso, scolorito, e definiscono ogni cosa li indigni come “fascista”.

No, “viene dal Kgb, ha la madre ebrea: resta comunista”… Eppure, Putin e il putinismo hanno dato prova più volte della propria capacità di sintesi storico-identitaria , se in un momento difficile della storia attuale di una nazione e di un popolo, l’uomo dalle cui decisioni dipende il futuro di quel popolo e di quella nazione afferma di voler impedire che di nuovo, con il Paese in guerra, come nel 1917, popolo, esercito, Stato vengano pugnalati alle spalle, vuol dire che ci sono fatti della propria storia – a dir poco influenzati dal nemico straniero – da ricordare affinché non possano ripetersi.

Ma il riflesso pavloviano dell’emisfero destro scatta per urlare “comunista” contro chi osi essere anti colonialista e anti imperialista, solo perché l’Italia sta, e deve restare in eterno, da questa parte del mondo.

Del resto, sindacati, Pd e sinistre, istituzionali e antagoniste soft, stanno con l’Ucraina e, come Casa Pound, stravedono per quel che resta di Azov.

Tutti, pur mossi da riflessi pavloviani dislocati in emisferi paralleli, si esibiscono per il medesimo, grande Circo.

Lo spettacolo, per la verità, è molto poco divertente, perché messo in piedi con l’unica finalità di riesumare opposti estremismi, facendo sì che gli uni si scaglino contro gli altri in nome di presunte, differenti eppure convergenti, interpretazioni di fatti ed interessi.

Tutti con Nato, Ue, Oms, Wef… a spargere veleno, ma, non siamo in Russia, anche i veleni più deboli, in corpi fragili e debilitati, possono provocare seri danni.

Destre e sinistre litigano su gay pride, quote di immigrati e/o poliziotti nelle strade, cannabis… il finto dibattito “affronta” (senza mai risolverne alcuna) questioni che il semplice buon senso esaurirebbe.

VANNO CAMBIATE LE CHIAVI DI LETTURA
E, chi scrive lo dice da tempo, vanno cambiate in modo da opporsi specularmente all’agenda, un’agenda che dal Britannia alle stragi, dalle Torri gemelle al Great Reset ha messo in atto da tre anni a questa parte un tentativo di inaudita accelerazione: l’élite globalista ha dichiarato guerra ai popoli, l’ “alto” ha scoperto le carte ed ha dichiarato guerra al “basso”.

Piaccia o non piaccia, i dominanti hanno imposto, convinti di poterla vincere facile, una nuova lotta di classe ai dominati.

Nessuno dei punti imposti può essere considerato prescindendo dagli altri, il pacchetto è unico: prendere o lasciare!

E l’Italia è una vecchia barca ormai piena di antiche falle mai riparate, l’Occidente una piscina per bambini convinta di essere l’oceano…

Come non guardare alla Russia e ai Russi che indicano Cristo, la Patria e il Popolo come l’unica via che conduce alla resistenza e alla vittoria sul male in questa prima parte del terzo millennio?

Un commento su “RUSSIA, RIFLESSI PAVLOVIANI

  1. On June 17, Putin watched the raising of the flags of the Russian Federation, the USSR and the Russian Empire in St. Petersburg. The flag-raising ceremony, where the head of state became the guest of honor, was timed to coincide with historical dates: 165 years of the flag of the Russian Empire, 100 years of the flag of the USSR and 330 years of the tricolor of Peter the Great. Each flag is a certain historical stage, which was accompanied by exploits, victories and achievements of our country. The raised flags are a tribute to our history, a symbol of the continuity of our history and continuity. Putin showed that we respect our history and also treat the history of all countries of the world.

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