L'Italia Mensile

Repubblica e Davos 2023: sui monti svizzeri c’è un mondo fantastico…

Leggere Repubblica è sempre divertente e istruttivo e dopo la gaffe tristemente esilarante della foto di Anthony Hopkins nei panni cinematografici di Benedetto XVI, nel giorno in cui il primo festeggiava il suo compleanno e il secondo lasciava questo mondo, lo è ancora di più, ma i due articoli in cui mi sono imbattuto sull’imminente forum 2023 di Davos (dal 16 al 20 gennaio) sono davvero altrettanto degni di nota.

Perdonate la lunga citazione, a tratti poetica, ma credo ne valga la pena: “Esistono luoghi dove è abitudine sedersi a un tavolo per dialogare e confrontarsi. Dove anche chi solitamente si trova su sponde opposte lascia da parte ogni recriminazione e inizia a discutere. Uno di questi posti è Davos, sede del World Economic Forum, dove tra le nevi dei monti svizzeri (del resto sono gli stessi monti di Heidi ndr) tutto si attutisce e le ragioni della globalizzazione e dei grandi affari internazionali hanno sempre avuto la meglio sui conflitti. Da due anni a questa parte quella tacita e “interessata” pace che ha nutrito la collaborazione e il multilateralismo ha prima iniziato a scricchiolare, per poi capitolare di fronte all’invasione russa dell’Ucraina.

Ed è per questo che il prossimo appuntamento […] si propone con un titolo che suona come un tentativo di ricomporre quelle fratture e di capire come riportare al comune tavolo della globalizzazione tutti gli attori che oggi ne sono comunque protagonisti: “La cooperazione in un mondo frammentato”.

La penna che verga queste ispirate parole non è quella di un romanziere, ma appartiene a Walter Galbiati, responsabile Economia del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, e la dice lunga assai su Repubblica e l’aspetto petaloso del suo bis pensiero: “…le ragioni della globalizzazione e dei grandi affari internazionali”, a Davos, “hanno sempre avuto la meglio sui conflitti”, purtroppo da un paio d’anni “ quella tacita e “interessata” pace che ha nutrito la collaborazione e il multilateralismo” ha prima scricchiolato per poi essere costretta a capitolare a causa dei Russi cattivi e guerrafondai, invasori della pacifica Ucraina. Grazie a Schwab, però, ecco che arriva il salutare “tentativo di ricomporre quelle fratture e di capire come riportare al comune tavolo della globalizzazione tutti gli attori che oggi ne sono comunque protagonisti…”.

La “mano invisibile” della globalizzazione lavora per una pace “interessata”, ma pur sempre per la pace, un immaginifico “multilateralismo” – di fronte ad un’Agenda globalmente prescrittiva, perché in grado di donare all’uomo la felicità che tanto piace ai banchieri – da età dell’oro dovrebbe presto, speriamo, tornare a illuminare il dio Pianeta, opportunamente pluri vaccinato, e tutti diventeremo sempre più poveri, ma certamente responsabili e, quindi, felici e contenti.

Ci si mettono in due, poi, Giuseppe Colombo e Andrea Greco, per constatare amaramente, nel secondo articolo cui facevo cenno, che il Governo Meloni, fra i 2700 leader provenienti da tutto il mondo, sarà presente soltanto con il Ministro dell’Istruzione Valditara e, quindi, si tratterebbe di un esecutivo “no global”, anche perché la Meloni, prima di diventare premier, si era scagliata contro le élites globalizzate. Eh, capperi, lamentano i due, si tratta dell’ “occasione che, nel bene e nel male, rappresenta il momento dell’anno in cui la comunità internazionale della politica e degli affari si incontra e si confronta” e non va neanche il fido Giorgetti?

Devo fare un rimprovero ai tre “poeti” di Repubblica: nessun cenno hanno fatto a quella grande opportunità che la pseudo pandemia ha rappresentato, proprio per stessa entusiastica ammissione dei signori di Davos, nell’accelerazione del loro provvidenziale Great Reset e, spero possano perdonarmi, aggiungere un’ulteriore rimostranza: perché presentare una Davos quasi sulla difensiva e acciaccata, visti gli straordinari progressi in direzione della vittoria Ucraina, e, quindi, della (loro) pace tanto agognata, quando, invece, la povertà (anche per gli aiuti all’Ucraina) e il controllo sociale globali avanzano in tutto l’Occidente con l’attiva collaborazione dei governi di ogni colore?

Sulle ragioni che avrebbero spinto il Governo “no global” a snobbare il summit, invece, non mi dilungo, basterà dire che, al di là dei sondaggi taroccati, Giorgia non intende più perdere consensi tra chi ha creduto nel suo sovranismo, nello stesso interesse, per altro, di chi l’ha voluta lì dove sta ora, e che la presenza del “povero” Valditara non è certo casuale, basta andare a cercare quello che Wef e Ue progettano per la scuola iper digitalizzata dei nostri figli e nipoti con il “Piano Scuola 4.0” (1), una scuola del metaverso sulla quale il neo responsabile della (D)istruzione del sistema scolastico già in agonia avrà certamente modo di ricevere le dovute consegne da chi sa cosa sia la felicità dei servi.

1 https://www.ricognizioni.it/piano-scuola-4-0-vogliamo-proprio-questo-per-i-nostri-figli/

Questi i link per gli articoli di Repubblica citati nell’articolo:
https://www.repubblica.it/economia/rubriche/outlook/2023/01/11/news/quel_che_resta_di_davos-383105498/?ref=RHLM-BG-I351415327-P4-S2-T1

https://www.repubblica.it/economia/2023/01/11/news/forum_davos_italiani-383095559/?ref=RHLF-BG-I383096765-P3-S2-T1

Giuseppe Provenzale

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