L'Italia Mensile

PERÙ ED IL MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO TÚPAC AMARU (MRTA)

Nel 1997 circa 4.000 guerriglieri si trovano reclusi in Perù per il fatto di appartenere a Sendero Luminoso o al MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO TÚPAC AMARU (MRTA).

Secondo Amnesty International, più di 900 sono stati accusati ingiustamente di “crimini terroristici” e molti innocenti sono stati condannati come gli altri da “giudici senza volto”, scontando lunghe pene detentive in condizioni terribili.

Il miglioramento delle condizioni di detenzione dei membri dell’MRTA era uno degli obiettivi del commando che occupò la residenza dell’ambasciatore giapponese a Lima, che aveva sicuramente misurato i rischi di un’azione di questo tipo, senza prevedere che molti di loro sarebbero stati freddamente assassinati.

Infatti nel 1996 l’MRTA passa decisamente all’azione con un audace colpo di mano a Lima.

Un gruppo armato di giovanissimi guerriglieri (tutti di età compresa tra i 15 e i 18 anni) fa irruzione nell’ambasciata giapponese capitolina dove vengono prese in ostaggio 72 persone.

Si tratta, per lo più, di funzionari governativi e diplomatici internazionali.

A capo dei guerriglieri c’era il comandante Evaristo, ma il suo vero nome era Nestor, NÉSTOR CERPA CARTOLINI, per esser precisi.

Sono passati 26 anni dalla sua morte.

Il COMANDANTE EVARISTO fu ucciso insieme ai suoi compagni il 22 Aprile del 1997 da unità speciali del governo peruviano sotto la direzione della CIA.

Con un gruppo di tredici fidati compagni, il 17 dicembre 1996, alle 20,25 ora locale, il combattente del Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru, MRTA, assaltò la residenza dell’ambasciatore giapponese a Lima, durante una sontuosa festa affollata di personalità locali ed internazionali: politici, diplomatici accreditati in Perù, militari, imprenditori.

Gli obiettivi del commando guidato da Nestor Cerpa Cartolini vanno ben oltre la richiesta avanzata dal gruppo, ossia la scarcerazione immediata dei detenuti politici del MRTA (condizione necessaria per ottenere il rilascio degli ostaggi dell’ambasciata); si tenta piuttosto, con quell’azione eclatante, di attirare l’attenzione del mondo sul dramma vissuto dai peruviani sotto la dittatura fujimorista.

In effetti, l’impatto mediatico suscitato è enorme, a tal punto che i combattenti dell’MRTA ottengono l’apertura di una lunga mediazione internazionale.

Questa soluzione garantirebbe almeno l’incolumità dei guerriglieri che avrebbero asilo politico da un paese amico; ma i margini della trattativa sembrano comunque esigui.

Nestor era buono, non avrebbe mai torto un capello a nessuno, e infatti non lo fece. E nessuno degli ostaggi liberati dichiarò di aver mai avuto paura di lui, paura di essere ucciso.

I combattenti del MRTA rispettavano la vita.
Non si poteva dire altrettanto di “el chino”, il presidente del Perù Alberto Fujimori.

Dietro suo ordine il commando di “Tupamaros” fu trucidato praticamente a sangue freddo, come testimoniarono alcuni degli ostaggi che assistettero al massacro.

Le feroci teste di cuoio spararono su alcuni membri del commando che avevano deposto le armi e avevano le braccia alzate, mentre altri miracolosamente sopravvissuti furono trucidati poco più tardi ed i loro corpi massacrati.

Infatti dopo un assedio di 126 giorni, il governo decide improvvisamente di rompere gli indugi dando via libera all’intervento dei corpi speciali.

Ora tutti gli occhi del mondo sono puntati su Lima, mentre gli operatori della CNN documentano in diretta televisiva – con l’enfasi spettacolare di un film d’azione hollywoodiano – le fasi finali dell’attacco all’ambasciata.

Gli assaltatori dell’esercito fredderanno senza pietà uno dopo l’altro tutti i giovani ribelli, anche dopo che alcuni di loro avevano le mani alzate.
Ad uno dei guerriglieri verrà anche tagliata la testa per mano del commando dell’esercito lasciando sul terreno anche uno degli ostaggi, Carlos Giusti (giudice della Corte Suprema di Lima, nonché oppositore politico di Fujimori), che verrà “provvidenzialmente” raggiunto da un proiettile vagante.

Il presidente Fujimori e la polizia ingannarono le famiglie dei guerriglieri uccisi e non permisero a nessuno dei familiari vedere i corpi martoriati.

Le salme furono seppellite in gran segreto in cimiteri periferici, lontano dagli occhi dei peruviani per i quali avevano combattuto.

Solo alla zia di Nestor, sorella della madre, fu concesso di vedere e ricomporre la salma del nipote.

Lei raccontò di aver rinvenuto chiari segni di strangolamento e che il viso era spappolato da trentuno colpi di arma da fuoco.

Il comandante Evaristo fu seppellito anch’egli come i suoi compagni e le autorità proibirono a chiunque di visitare la sua tomba.

La madre di Nestor Cerpa Cartolini non vedeva suo figlio dal 1984, data in cui il guerrigliero decise di entrare in clandestinità.

Insieme alla sorella di Nestor furono costrette a riparare in Francia, a Nantes, dove si trovavano al momento dell’assalto all’ambasciata.

Lei, e sua figlia dopo di lei, stanno ancora chiedendo giustizia.

Onore al guerrigliero Nestor Cerpa Cartolini ed ai compagni e compagne dell’ MRTA caduti o ancora imprigionati in condizioni disumane come Victor Polay Campos, ed a tutti i prigionieri politici.

VIDEO sul MRTA e sui giorni della presa dell’ambasciata da parte dei guerriglieri:

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