Novak Djokovic: È stata dura. Ma ho resistito

Il campione serbo parla del suo ritorno in Australia e dell’anno passato: “Non è stato facile per me mentalmente riorganizzarmi e ricominciare da capo.
Le tracce di quello che è accaduto le ho sentite per troppo tempo e ancora le avverto”.

Queste le parole di Novak Djokovic rilasciate al tabloid Sportal: “All’improvviso, sono diventato il cattivo del mondo, una posizione in cui è orribile trovarsi come atleta.
La storia che è stata creata su di me dalla stampa era molto negativa”.

Ha aggiunto il “nostro eroe”, simbolo di resistenza e libertà: “Molte persone hanno un’idea sbagliata di quello che è successo.
Stavo solo seguendo le regole. La mia esenzione è stata verificata da un organismo indipendente e da un gruppo di medici. Sono entrato con tutti i documenti validi. Tutto è sfuggito di mano e poi sono stato etichettato come questo o quello.
Le bufale inventate dai media erano molteplici e non sono riuscite a far prevalere la mia verità”.

E ancora: “Sono rimasto per diverse settimane a casa, non ho girato molto. Speravo solo che la situazione si calmasse, cosa che alla fine è successa, ma le scorie sono rimaste eccome. Le ferite mi hanno segnato per diversi mesi, non sapevo che avrebbero influenzato il mio gioco e il modo in cui sto in campo. Non è stato facile per me mentalmente riorganizzarmi e ricominciare da capo. Le tracce di quello che è accaduto le ho sentite per troppo tempo e ancora le avverto. In ogni conferenza stampa mi facevano almeno una o due domande sull’Australia e su quello che era successo. Anche se volevo voltare pagina, le persone me lo ricordavano e tutta la faccenda restava lì. Altre due o tre persone sono entrate in Australia 10 giorni prima di me con esattamente la stessa esenzione che avevo io”.

Cosa aggiungere?
Anche le sofferenze e le fragilità rendono un campione un vero Mito!

Sono le lotte contro la cattiveria del padrone e il terrorismo del mainstream che hanno reso tutti noi dei veri resistenti e Novak Djokovic un campione non solo di tennis, ma di vita.

Tra tante pecore, sciacalli e avvoltoi, in un mondo di viziosi, viziati, ricchi e lobotomizzati il tennista serbo non è solo il numero uno al mondo, ma un faro per tutti.

E un esempio per i giovani e tutti gli sportivi!

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