L'Italia Mensile

“Non può essere stato Putin a uccidere Prigozin.”

di Fabio C. Maguire

A dare una spiegazione diversa da quella proposta dall’Occidente circa il disastro aereo di Tver sono stati alcune personalità di spicco della politica militare della Russia.

Il generale in congedo dell’Intelligence russa, Leonid Resetnikov, ha scritto che “l’eliminazione di Prigozin sulla rotta Mosca-Pietroburgo è come l’assassino di Nemtsov vicino alle mura del Cremlino: nessuno dei servizi speciali del nostro paese, anche ammesso che la sia pieno di idioti, azzarderebbe un’azione cosi chiaramente “accenna” alla responsabilità dei propri vertici.”
Secondo Leonid, “si sarebbe trovato ovviamente un altro luogo, come l’Africa, e altre circostante, ad esempio: servirgli carne avariata di coccodrillo.”
“Invece, qui, un attentato con il sottinteso, come a dire: guardate chi molto probabilmente è stato. Una firma tipica degli inglesi, con esecutori ucraini e anche, verosimilmente, con una loro limitata partecipazione.”
Il generale ricorda che i servizi inglesi, MI6, amano compiere simili azioni in coincidenza di “anniversari, di eventi mistici, della morte di un qualche eroe negativo del passato. Ora hanno ucciso alla vigilia della festa d’indipendenza ucraina.”
L’esperto militare Vladislav Surygin ritiene inverosimile che l’abbattimento di Prigozin sia dovuto da colpi di contraerea ed ipotizza la presenza di una bomba a bordo.
Improbabile sembra essere, ad avviso dell’esperto, che sia stata la mano di “oligarchi concorrenti”.
Surygin scrive che poi “farlo in pieno giorno, nel cielo russo, vicino a Mosca, sarebbe stato controproducente, “Prigozin era appena rientrato dall’Africa: nessuno si è preso la briga di farlo fuori la.”

Che possano essere stati i servizi di altri paesi paesi, per Surygin, è molto probabile: “la CIA, MI6, DGSE francese e il GUR ucraino avrebbero benissimo potuto farlo. Un assassinio pubblico di uno dei personaggi pubblici più influenti è un duro colpo sull’inconscio collettivo russo. Di nuovo: l’eliminazione di un pericolosissimo nemico, che puntava a una redistribuzione dell’Africa.

L’assassinio di Prigozin mira a provocare una “resa dei conti” nella leadership politica e militare russa e una deflagrazione emotiva negli ambienti militari, in cui la Wagner ha molti sostenitori. Un colpo perfetto contro un punto dolente della società.”
D’accordo con Surygin è il politologo Sergej Markov: “coloro che continuamente spargono menzogne e odiano la Russia si metteranno a gridare che Prigozin è stato ucciso da Putin e Sojgu.”
Anche per il Presidente della Bielorussia, Vladimir Putin non c’entra assolutamente nulla.
“Non posso dire chi è stato e non diventerò nemmeno l’avvocato di mio fratello maggiore. Ma conosco Putin, è una persona prudente, molto calma e persino lenta”, ha detto Lukashenko.
Pertanto “non riesco a immaginare che sia stato lui”.

Sempre Lukashenko ha parlato di aver ricevuto informazioni di un prossimo attentato ai danni di Prigozin.
Il Presidente bielorusso ha raccontato che l’ultima volta negli Emirati Arabi, aveva ricevuto “informazioni molto serie da fonti confidenziali di un attentato in preparazione contro Prigozin.”

Lukashenko ha spiegato che, dopo aver contattato l’ambasciatore russo negli Emirati, ha inviato un messaggio in codice al Cremlino, spiegando dell’inconveniente e chiedendo che la notizia fosse trasmessa al Comandante della Wagner.
Qualche tempo dopo, lo stesso Prigozin confermò al Presidente della Bielorussia di aver ricevuto la “soffiata” da Putin riguardo l’imminente attentato.

In conclusione, sarebbe stato improduttivo per Putin, o chi per lui, liquidare così platealmente Prigozin, una persona calma e riflessiva come il leader del Cremlino avrebbe sicuramente trovato una soluzione diversa e meno rumorosa.

L’attentato è servito esclusivamente ai nemici della Russia per screditare la figura del Presidente e destabilizzare la società russa.
La Wagner al momento continua le sue attività in Africa, in Siria e in Bielorussia.
E proprio dall’Africa arriva l’ultima speranza di vedere Prigozin vivo.

Infatti, alcuni giornalisti africani stanno diffondendo la notizia di “testimoni oculari” che avrebbero visto in Mali il leader della PMC Wagner.
Nel segmento arabo c’è anche la notizia che Prigozin, insieme ad altri vertici della Wagner, erano sul secondo aereo e sarebbero dovuti arrivare in Niger il 25 agosto con 250 caccia Wagner.

Secondo i cronisti locali, è questa la ragione per cui i media russi non citano il secondo aereo e i suoi passeggeri.

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