L'Italia Mensile

L’occidente vuole arrestare Putin

di Fabio C. Maguire

Il presidente russo Vladimir Putin è stato destinatario di un mandato di cattura irrogato dalla Corte penale internazionale dell’Aia.

Questo è un tribunale istituito dallo Statuto di Roma del 17 luglio del 1998 e competente per quel che concerne crimini e delitti di guerra, genocidio e aggressione, i così detti “crimina iuris gentium.”
L’azione penale è limitata solo ed esclusivamente a persone e cittadini, i quali sono esenti dall’estradizione qualora lo Stato d’appartenenza non sia sottoscrivente dell’ente.
Vladimir Putin è stato colpito recentemente da un’ordinanza di arresto nella quale sono contestati ipotetici crimini commessi dall’esercito russo durante l’operazione speciale in Ucraina.
Le strategie euro-atlantiche finora impiegate sono risultate fallimentari e disastrose per l’Occidente che ora tenta un nuovo colpo per screditare e diffamare il leader russo che gode sempre di più stima e prestigio in Europa e negli States.

Uno strumento che nei piani della leadership europeista e statunitense dovrebbe affossare Mosca, diversamente da quanto avvenuto con gli storici embarghi, e consentirgli di ri-accaparrarsi tutti quei paesi che oggi guardano con diffidenza e sospetto a Washington e a Bruxelles.

La portavoce del ministro degli Esteri, Maria Zakharova ha commentato: “la Russia non partecipa allo statuto di Roma e le decisioni prese dalla CPI sono per noi nulle”, ribadendo che “la Russia non collabora con questo organismo e le eventuali prescrizioni di arresto saranno legalmente nulle per noi.”
Infatti la Corte non viene riconosciuta dalla Federazione Russa ma non solo, anche da Israele e Stati Uniti probabilmente gli artefici e i mandanti di questa storia.
Nonostante l’adesione o meno al presente tribunale, l’impianto accusatorio costruito dalla CPI sembra essere già essere compromesso e minato alle sue fondamenta poiché l’ultimo dispositivo della Commissione delle Nazioni Uniti ha certificato la non presenza di segni di genocidio da parte russa in Ucraina.

Inoltre per la famosa deportazione dei bambini in Russia, ultimo scoop, non sono stati rinvenuti elementi probatori validi e sufficienti per poterne confermare i fatti e la veridicità.
Il Consiglio ha anzi ritenuto responsabile l’esercito di Kiev di mutilazioni e torture, di assassini ed esecuzioni ai danni dei prigionieri russi, richiamando all’attenzione due importanti fatti: i crimini a Malaya Rogan e a Dmitrovka nell’oblast di Kiev.
L’elaborato è stato chiuso con la riconosciuta responsabilità dell’artiglieria ucraina di colpire personale non militare e strutture civili, con l’utilizzo di mine a grappolo e mine antiuomo proibite.

L’ennesima prova di colpire Putin e la Russia è fallita.
L’Occidente collettivo sembra aver esaurito le idee per distruggere la macchina russa, forte del suo popolo e delle sue radici, della verità e della giustizia.

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