L'Italia Mensile

Lettera Aperta A Francesco Toscano. Di Giuliano Castellino E Pamela Testa

Caro, si fa per dire, Francesco Toscano,

Ci permettiamo di darti del tu, ci perdonerai, e iniziamo porgendoti le nostre scuse: le tensioni e l’adrenalina della lotta di piazza, quando circondata dall’ostilità e non dalle coperture del potere, ci hanno fatto essere bruschi e ruvidi con te in passato, riconosciamo i nostri errori e, quindi, per quanto accadde durante quella calda giornata dell’anno scorso riconosciamo di aver esagerato.

Ciò non vuol dire, però, che di fronte a certe tue esternazioni dopo gli arresti del 9 ottobre 2020, non abbiamo provato un certo “disappunto”…

Come è possibile, ci chiedevamo, che una persona che ha fatto tanto in termini di analisi e denuncia su Grande Reset e dintorni, un giornalista che bene pare aver compreso quale sia il livello di disinformazione della narrazione mainstream, non si accorga di parlarne la stessa lingua, quando accusa i resistenti che più hanno pagato per questa lotta di essere al soldo dei servizi e di una fantomatica strategia della tensione 2.0?

E dire che, guardando al tuo curriculum massonico a fianco di Gioele Magaldi e al tuo ruolo di fondatore e segretario del Movimento Roosevelt, avremmo potuto facilmente fare due più due… ma questi trenta mesi di lotte ci hanno insegnato a giudicare le persone non dal loro curriculum, ma a partire dall’azione che svolgono contro questo sistema.

Certo, quel 9 ottobre si commisero anche degli errori, certo la tensione era alle stelle, mai centomila persone avevano invaso, in quel contesto di lotta per le libertà fondamentali, una città, la città del potere e dei suoi palazzi, e nessuno di fatto poteva controllare una folla di quelle dimensioni.

Ma dai… come non comprendere che arresti e repressione erano un monito feroce anche contro chi, come te, faceva contro informazione e parlava dai palchi?

Eppure, visti gli esiti dell’operazione Italia Sovrana e Popolare, ora è tutto più chiaro: d’altra parte, liberalismo e marxismo (in tutte le sue declinazioni) sono due facce della stessa medaglia e il sovranismo, da che mondo è mondo, non ha mai avuto nulla da spartire con le stelle rosse, quelle stesse stelle, familiari anche alla massoneria, che i soldati di Tito e i partigiani rossi portavano sui berretti quando facevano pulizia etnica degli italiani di Istria, Venezia-Giulia e Dalmazia.

Hai liquidato Fusaro, che pur essendo marxista ha superato come noi le divisioni del ‘900, e hai consegnato una fetta della resistenza contro l’esperimento di ingegneria sociale alla cinese agli ammiratori della Cina capital-comunista… una lotta anti ideologica, se non fosse perché l’operazione egemonica non ti è riuscita, consegnata a chi, come Rizzo il giacobin vaccinista, tenta di riportare linguaggio e idee a paradigmi obsoleti e categorie ottocentesche.

Del resto, l’abolizione della proprietà privata è un must sia per il World Economic Forum che per i nostalgici della lotta di classe, non è accettabile, però, che qualcuno, mescolando le carte e confondendo le acque (reflue), faccia finta di niente su questo, riportando indietro l’orologio della Storia.

Italia Sovrana e Popolare poteva essere un’idea vincente, ma, visti gli esiti, è solo la più ideologizzata a sinistra, una sinistra pressoché assente, come tale, dalla lotta per le libertà, quando non fiancheggiatrice del sistema, fra le tredici liste che hanno frantumato il fronte del dissenso che doveva andare unito a queste elezioni.

Noi, nel nostro piccolo e con le nostre povere risorse, faremo la nostra parte con chi ha mostrato di avere davvero abbattuto le barriere anti questo e quello, a te la palma per aver aperto la porta ai ladri, tentando di farli entrare nella casa del dissenso nel tentativo di rubare una lotta che a marxisti e cinesi all’italiana non è mai appartenuta.

Per questo, e solo per questo, sarai ricordato, per questo e solo alla luce di questo, diventa chiarissimo il tuo modo di narrare il 9 ottobre come lo ha narrato il sistema, che per altro sta già perdendo la partita nelle aule del Tribunale di Roma, consapevole o meno stai facendo, anche se in buona compagnia certamente, il gioco del sistema… se così non fosse stato avresti sposato in pieno l’appello all’unità di Monsignor Viganò, hai finito, invece, per andare a nozze con i compagni ancora con testa e cuore fermi al ‘900, realizzando così un matrimonio progressista che farà piacere soltanto alle logge magaldiane da cui provieni: ottimo lavoro!

Ma non per chi lotta davvero.

Giuliano Castellino e Pamela Testa

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