L'Italia Mensile

La Moldavia dice NO alla guerra

di Fabio C. Maguire

Nuove manifestazioni animano in questi giorni le strade di Chisinau.
Migliaia di dimostranti si sono radunati nella capitale moldava per protestare contro la presidenza di Sandu e l’aumento dei prezzi e delle tariffe.

Il paese da mesi sta attraversando una dura emergenza energetica maturata a seguito delle sanzioni imposte alla Russia e alla rottura dei rapporti con questa, registrando un aumento del gas di quasi sette volte e dell’elettricità di circa quattro volte nel 2022.
I manifestanti hanno chiesto da tempo le dimissioni del presidente accusato di condurre la nazione in un nuovo conflitto mondiale e di non essere riuscito a far fronte alla dura crisi che ha colpito il paese.
Il costo della vita è aumentato esponenzialmente, con un inflazione da record che ha raggiunto il 33,97% su base annua.

A seguito delle numerose proteste le autorità moldave disposero a inizio mese un divieto di accesso al centro cittadino fino al 2 marzo, nonostante ciò gli organizzatori degli eventi hanno deciso di marciare sfidando i provvedimenti del governo.
Un nutrito cordone di poliziotti ha tentato vanamente di bloccare il corteo e duri scontri si sono verificati nelle ore successive con i manifestanti che hanno tentato di entrare nella sede del governo.

Altri incidenti si sono registrati in autostrada dove le forze di polizia hanno fermato diversi pullman provenienti da altre città moldave e diretti a Chisinau per partecipare alla marcia.
I cittadini moldavi si sono dichiarati contro la guerra, ritenendo che la posizione migliore per la Moldavia in questo momento sia la neutralità.
L’esercito nazionale viene considerato inadatto e impreparato per un conflitto così come tutta la popolazione che ha, in questo lungo e rigido inverno, patito il freddo e la fame.

La presidente Sandu trova prioritario aumentare il budget a disposizione del Ministero della Difesa piuttosto che stanziare quei fondi per interventi in ambito economico e sociale, per cercare dunque di contrastare una crisi che ha ridotto in povertà gran parte del popolo moldavo.

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