L'Italia Mensile

In Pakistan incombe l’incubo della guerra civile.

di Fabio C. Maguire

L’ex primo ministro pakistano Imra Khan è stato arrestato dalle forze paramilitari nazionali ad Islamabad, con l’accusa di “istigazione all’ammutinamento e alla violenza” nei confronti del leader del partito politico avversario.
Il leader del partito Pakistan Tehreek-e-Insaf è stato vittima di una prolungata persecuzione politica per le sue posizioni apertamente anti-americane.
Nel aprile del 2022 venne estromesso dal suo incarico perché intenzionato a seguire una politica estera indipendente e libera, instaurando relazioni amichevoli con Cina e Russia.

La sua deposizione, nota come Golpe bianco, ha provocato manifestazioni e proteste in tutto il paese, con duri scontri tra i manifestanti e i sostenitori del leader del PTI e le forze dell’ordine.

La situazione in Pakistan è degenerata nuovamente nelle ultime ore quando un corpo paramilitare ha fatto irruzione nella sua residenza, arrestandolo e, secondo diverse fonti locali, torturandolo per poi condurlo ad un’udienza pianificata in tribunale.
Rivolte e sommosse sono esplose in tutto il paese, centinaia di migliaia di persone si sono riversate nelle strade dando vita ad una vera e propria guerriglia.
Nelle prime ore dello scontro tra manifestanti e polizia, supportata dall’esercito, si contano oltre un centinaio di vittime e un numero altissimo e indefinito di feriti.

I dimostranti hanno incendiato le residenze di alcuni governatori locali filo-ministeriali nella provincia del Punjab.
Nonostante le violente proteste, la polizia starebbe continuando ad effettuare arresti arbitrari tra le file degli esponenti regionali del TPI.

Subito dopo le prima mobilitazioni, le autorità pakistane hanno reso pubblica l’entrata in vigore dell’articolo 144 del Codice Penale, il quale prevede il divieto di qualsiasi assembramento di 5 o più persone.
La situazione starebbe continuando a peggiorare con il passare delle ore.
Nell’ultima notte sono state assaltate e date alle fiamme tutte le basi militari del paese e occupati numerosi edifici governativi.

Amnesty International, tramite una pubblicazione social, ha espresso la propria preoccupazione per la situazione nel paese, informando che tutti i collegamenti ad Internet sono stati disattivati.
Mentre in Pakistan si sta scatenando una vera e propria guerra civile, la stragrande maggioranza della classe dirigente nazionale è “causalmente” rifugiata all’estero, precisamente a Londra, incominciando dall’attuale primo ministro Shehbaz Sharif.
In Pakistan si è consumato l’ennesimo tentativo di liquidare una forza politica ostile a Washington ed interessata esclusivamente a salvaguardare gli interessi e i bisogni del proprio paese.

Come sopracitato, l’ex premier Imra Khan scelse un percorso politico di rottura con il passato, prospettando un futuro libero e sovrano per il Pakistan.
Le buone relazioni con Russia e Cina sono state un campanello di allarme per la Casa Bianca che vede perdere progressivamente sempre più aderenza ed influenza nella regione.

Il leader del PTI aveva ripreso anche i rapporti con la confinante India, che come sappiamo risulta essere oggi un partner strategico della Russia e un concorrente ostile per gli States.
Imra Khan sta pagando le sue ambizioni d’indipendenza e sovranità, concetti estranei al sistema unipolare a guida USA.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *