L'Italia Mensile

IN MEZZO! IN ALTO! IN-SORGENTI!

Noi, tornati ad essere popolo, vogliamo ricostruire il popolo, riedificarne l’invincibile unità.

Quel ‘900 malato, dal pensiero debole idolatrato per la sua stessa invertebrata inettitudine, è morto, vivaddio! A nulla serve tenerne in piedi il cadavere e schierarlo nuovamente in battaglia.

Morte le ideologie, noi, invece, siamo vivi e più forti, perché sopravvissuti, contro ogni previsione, ai più feroci tentativi di succhiarci l’anima utilizzando la paura.

Delle due facce della stessa medaglia globalista, Destra e Sinistra, da tempo non si hanno più notizie…
In un mondo che non è né sarà più come prima, non sono più di “destra” o di “sinistra” né i problemi reali né le soluzioni, le risposte adeguate o le necessarie resistenze.

Il cappio stretto al collo dei popoli è ormai diventato, tirato e ritirato per quasi tre secoli, un nodo inestricabile, continuare a tirare la corda da una parte o dall’altra può solo aumentare il potere del nodo, senza mai scalfire il potere dell’artefice di esso: il pensiero unico nichilista dominante e la dittatura del Capitale che lo crea fluido, destrutturante e infinitamente cangiante, in modo che l’errore a cui ci si opponeva ieri, diventi oggi una imprescindibile conquista a cui nessuno possa osare contrapporsi.

Così vince il grande capitale, così l’imperialismo diventa fratellanza, il neo colonialismo libertà e uguaglianza tra dominatore e dominato.

EQUIDISTANTI ED EQUAMENTE BELLIGERANTI

I partiti e i governi, totalmente eterodiretti dalle pseudo esigenze contronatura dell’economia globalista dei mercati, certificano il definitivo fallimento della Politica, i mercanti hanno occupato il tempio, avvelenato i pozzi e desertificato i campi, hanno convinto i più che la libertà sia misurabile dalla lunghezza della catena che vorrebbero farci amare.

Tengono in vita le categorie novecentesche del divide et impera, le usano come se avessero ancora un senso, tentano di ringiovanirle con operazioni di chirurgia estetica a buon mercato, utili soltanto a mostrarne la inarrestabile putrescenza.

È giunto il tempo di cacciare via i mercanti e liberare il tempio; è giunto il tempo di rompere la gabbia: le parti sane dell’organismo sociale devono comprendere di poter tornare ad essere popolo, equidistanti ed equamente belligeranti contro quei poteri esterni, interessati ad esaltare una parte contro il tutto.

È giunto il tempo che il popolo, illuso di avere la sovranità, ma condannato al basso, spenga l’incendio che hanno dato alla propria casa e la ricostruisca, il tempo in cui esso stesso ricordi di avere le ali e le usi per volare alto.

La lotta di resistenza ci ha fatto tornare ad essere comunità, la cultura e la filosofia comunitarista ci hanno fatto acquisire consapevolezza delle nostre potenzialità, ci siamo detti che l’individualismo borghese faceva il gioco del sistema, così come l’uso del linguaggio dal sistema prodotto, utile ad assorbirne le astratte categorie per metterci l’uno contro l’altro.

Si è trattato del riemergere di una storia e di una cultura di matrice cristiana e comunitarista che nulla ha mai avuto a che fare con la destra e la sinistra liberali; su queste basi, il cambio di paradigma è possibile, a patto che non si ritorni ad amare quell’individualismo che il sistema spacciava per libertà.

Noi siamo la rottura, il cambio di paradigma; la rivoluzione in corso contro il pensiero unico dominante, in uno spazio che collochiamo tra tradizione e futuro. Del resto, la voce del popolo è la voce di Dio, in ciò risiede una delle ragioni fondamentali che hanno condotto i liberali di ogni colore a ridurre sempre di più gli spazi di partecipazione comunitaria e popolare fino ad instaurare una dittatura che è ormai giunto il momento di rovesciare.

Lo stesso potere dei sovrani si fondava sulla speciale relazione che li legava direttamente al popolo, non un ideale romantico, ma la concretezza elevata a sistema a cui è necessario rifarsi e ritornare in chiave moderna e rivoluzionaria.

Oggi, le menti, i cuori, i corpi di chi vuole aggredire la tirannia di Davos e vivere il presente da protagonista e da uomo libero ripudiano, disprezzano e deridono il vuoto ciarlare della politica politicante, le sue stesse astratte pseudo categorie.

UNA MISTICA DELL’INSORGENZA

Nessuna nostalgia, nessuna trovata intellettuale, nessuna provocazione virtuale.

Il percorso vissuto, i sentieri percorsi ci hanno condotto a sentieri simili che credevamo interrotti: insorgemmo già nel marzo 2020 e insorgenti restiamo, perché ribelli al sistema e alle “diverse” facce con cui vorrebbe sedurci:
alla Destra non perdoniamo di aver parlato d’ordine pensando si trattasse di quello fittizio della borghesia, di pulizia come polvere nascosta sotto ad un tappeto o di maggiore libertà di sfogarsi, sempre contro il popolo, concessa alla bassa, stressata “sbirraglia”.

Non perdoniamo alla Destra di aver sventolato il sovranismo per meglio inginocchiarsi alla Nato, alla Ue e all’imperialismo guerrafondaio, confondendo Europa con Occidente, patriottismo con bieco atlantismo.

Alla Sinistra non perdoniamo di aver sollevato le masse contro il potere solo per meglio collocare i propri uomini sulle poltrone del potere stesso, sacrificando sacrilegamente i diritti sociali e del lavoro sull’altare del capitalismo, barattandoli con borghesi, e presunti, diritti civili, usati per cancellare i sacrosanti diritti sociali e rovesciare i principi fondamentali della stessa logica.

Al centro non perdoniamo, e basta.

Per questo, la nostra posizione è quella di non far rientro nella logica dell’atomismo delegante, quando e se ci viene concesso, insorgenti restiamo: in mobilitazione permanente ed effettiva.

Non siamo estremisti, ma estremamente insorgenti e attenti, tranquilli nella nostra forza e nelle nostre ragioni, determinati nello stile e nel sovrano utilizzo degli strumenti utili alla liberazione dei popoli e delle nazioni oppresse e colonizzate.

IN MEDIO STAT VIRTUS

Nel mezzo, per riappropriarci di quella centralità politica, sociale, culturale, esistenziale che appartiene al popolo.

Nessun centrismo, spazio recintato popolato dagli ignavi d’ogni tempo, ma virtuosa medietà che non teme contaminazioni, ma intransigente insorge per rivendicare la centralità che permette il confronto con tutti e su tutto, navigando ogni mare e visitando ogni terra senza mai perdere di vista le stelle che, dall’alto, guidano il cammino dei bravi marinai.

IN ALTO!

E, guardando in alto, lontani da nostalgie e nostalgismi, ritrovare il senso della verticalità che l’orizzontalità meschina e mercantile ha creduto di poter assassinare.

Il “lasciar fare” resiliente, il “così fan tutti”, l’invidia di ogni altra sorte e il risentimento non ci appartengono, non ci appartengono le abiure, né desideriamo vivere di luce riflessa… per questo in-sorgiamo come il Sole che sorge, illuminiamo una vita di lotta con la luce dell’esempio che diamo. Così gli altri ci vedono, per questo molti non ci capiscono, ma i loro occhi, quando ci guardano, si illuminano.

La saldezza in noi stessi ci permette di rapportarci senza pregiudizio all’altro, chiunque esso sia,
e, soprattutto, di volere, con tutte le nostre forze, energie e volontà, l’unità dell’unica area politica che conta: il popolo!

Nessuna ideologia: Fede, romana e cristiana, Patria, terra dei padri da consegnare ai figli e ai nipoti, Giustizia sociale, solidarismo comunitario, civiltà del lavoro.

Combattere senza compassione alcuna il globalismo capitalista, l’imperialismo, il moralismo privo di morale, il nostalgismo, l’avarizia, la viltà, l’egoismo, le piagnucolerie, i complessi, i settarismi, gli “appelli alla vigilanza”, lo scandalismo a buon mercato, gli interessi di parte che prevalgono sul tutto, i cattivi maestri e i discepoli sguaiati.

Abbiamo una bussola, le stelle, i punti cardinali, il resto arriverà navigando, siamo l’Anti-Reset, perché non accettiamo elemosine da mani insanguinate.

Nella contrapposizione fra “estetizzazione della politica” e “politicizzazione dell’arte”, noi ci schieriamo per il comunitarismo, risposta viva, insorgente e creatrice al dominio del pensiero unico che è più che debole: è nullo!

Comunitarismo, significa fare della propria comunità di riferimento la sede per il trionfo della giustizia sociale. Essere capaci di parlare un linguaggio che sia di per sé mobilitante, che scuota le coscienze e gli animi, che porti al risveglio di energie popolari.

La rivoluzione si fa con la lotta di popolo. Il popolo è il motore della Storia. Il popolo unito non conosce sconfitta!
Auspichiamo un modello di Stato che preveda un massimo di libertà, unito ad un massimo di responsabilità.
Una visione che rifiuta il grigiore monocolore della città-caserma tanto quanto l’attrazione malata per l’informe, che è vuoto di sostanza, e la deformità dello spirito.

Un’idea popolare e alta della politica che disprezza le cosche, le oligarchie, le caste, le sette e le lobby e che immagina, per ogni Stato degno di questo nome, la partecipazione come base e dalla base, e chiede la decisione dall’alto, perché profondamente condivisa da quel popolo che dal basso ha scelto ed è guidato, per questo, da chi da esso è stato scelto profondamente. Un modello che è la negazione vivente di ogni deep State, devoto all’adorazione incondizionata dell’usura e dei suoi mali.

Sogniamo una massa che, rigenerata, davvero risvegliata dall’insorgenza necessaria, ridiventi popolo; una comunità autocosciente che costruisca consapevolmente il proprio destino e vi partecipi orgogliosamente.

Questa la promessa, questa la rotta, questa la vittoria realizzata.

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