L'Italia Mensile

IMPRESARI, ARCHITETTI E CAPICANTIERE DELL’ORDINE SOCIALE

Le élite al potere disegnano il mondo in base alle loro esigenze. Valeva per i Medici allora, così come oggi vale per i Rockefeller.

Se vendi petrolio vuoi che ogni cittadino abbia una macchina, una strada davanti e l’esigenza di muoversi.
Se ad un certo punto hai accumulato ricchezze inimmaginabili e sei riuscito ad implementare un meccanismo attraverso il quale puoi creare denaro dal nulla, slegando la ricchezza dalla necessità di produrre, avrai il solo desiderio di trasformare i bit sul computer in beni reali e di mettere fuori gioco le masse superflue, riducendone il numero e mettendo sotto controllo le restanti.

Di qui l’esigenza di una demolizione controllata della vecchia architettura sociale, oramai non funzionale al nuovo corso del potere e dell’edificazione di un nuovo sistema.

I punti programmatici che dovrebbero portare alla ridefinizione dell’ordine sociale secondo canoni più funzionali alla nuova gestione del potere, basata su sorveglianza e profilazione di massa, moneta digitale programmabile e utilizzo pervasivo della propaganda volta al condizionamento mentale, sono stati esposti con chiarezza a Davos e messi nero su bianco nei libri di Klaus Schwab.
Rileggere in questi giorni il capitolo di Governare con il terrore (concepito diversi anni fa e portato a compimento nei primi mesi della pandemia) dedicato al progetto del Grande Reset, fa impressione anche a me che l’ho scritto. L’analisi ragionata dei temi trattati nelle diverse sessioni del World Economic Forum e la loro messa in relazione con i provvedimenti presi dai governi, in particolare quelli europei, negli ultimi anni, dovrebbe far riflettere anche i più scettici sul fatto che esista una relazione diretta di causa ed effetto tra ciò che le élite progettano e ciò che i governi fanno.

Oramai è del tutto evidente che i Draghi sono gli architetti, i politici sono i capicantiere e i media sono l’ufficio marketing, al servizio dei grandi impresari edili della società.

di Giorgio Bianchi

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