L'Italia Mensile

IL GOVERNO MELONI CONTRO I POVERI

MIA al posto del reddito di cittadinanza

Giuliano Castellino

Ministero del Lavoro e quello del Tesoro sono a lavoro per il taglio dei costi – così è quando si parla di spese sociali, (non di quelle militari) – per arrivare all’approvazione del MIA, il provvedimento che dovrà sostituire il reddito di cittadinanza.

Quella definita Misura di Inclusione Attiva (MIA) è una vera “macelleria sociale” che andrà a colpire poveri e fasce più deboli.

Non solo, il RDC è stato prorogato solo per i primi sette mesi del 2023 e, considerati i tempi per approvazione e disposizione, si rischia di avere un buco dove non si avranno né la vecchia misura, né quella nuova.

Molto presumibilmente la MIA entrerà in vigore per settembre e sarà un vero stravolgimento rispetto al reddito.

Innanzitutto, i fondi a disposizione saranno diminuiti di 2-3 miliardi.

Il risparmio sarà ottenuto abbassando la soglia ISEE necessaria ad accedervi, da 9.360 a 7.200 euro.
Lasciando fuori migliaia di poveri!

La platea dei possibili beneficiari (che il nuovo limite potrebbe tagliare di un terzo) sarà divisa in due categorie: nuclei senza persone occupabili e nuclei con persone occupabili.

La prima comprende le famiglie con almeno un minorenne o un over 60 o un disabile, la seconda le famiglie senza questa situazione ma con almeno un componente tra i 18 e i 60 anni.

Anche gli importi, già al limite della povertà relativa sui dati del 2021, sono ribassati.

Per i “non occupabili” l’ammontare – nel caso di famiglie composte da una sola persona – dovrebbe restare di 500 euro mensili, ma sembra che si voglia ridurre la “quota aggiuntiva” per l’affitto.
Invece che 280 euro, come oggi, l’importo potrebbe essere diminuito e modulato sulla dimensione del nucleo familiare. Anche qui, siamo ben lontani dagli affitti medi del paese.

Per quelli definiti “occupabili”, invece, l’assegno verrà portato a 375 euro mensili, meno di quello che si riceve oggi.
Per questa categoria, inoltre, la durata del beneficio sarà massimo di un anno, rispetto ai 18 mesi dei “non occupabili”.

Per questi ultimi, dalla seconda domanda in poi la durata massima sarà di 12 mesi, mentre per i primi sarà di 6.

Dopo, per richiedere per la terza volta la MIA, dovranno attendere un anno e mezzo.

L’erogazione agli “occupabili” è poi strettamente legata all’accettazione di qualsiasi offerta di lavoro, purché sia “congrua” (e sappiamo che questa è una formula molto elastica, facilmente eludibile) e nella provincia di residenza o in quelle confinanti.

Per la felicità di Confindustria, padroni, capitalisti e speculatori gli italiani saranno costretti ad accettare ogni tipo di lavoro, sottopagato e con sempre meno tutele.

A fregarsi le mani sono anche le agenzie interinali le quali riceveranno incentivi e denaro se collocheranno, non importa se a tempo determinato o indeterminato, disoccupati.

Alla faccia degli uffici di collocamento pubblici!

Mentre il Governo continua a spendere i soldi degli italiani per la guerra in Ucraina, continua a tagliare sulle politiche sociali.

È ora di dire basta.
Fermare la guerra. Salvare il reddito di cittadinanza, investire sui salari e sul lavoro.

Per un’Italia Libera e Popolare.

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