L'Italia Mensile

Francesco Amodeo E L’unità Del Mondo Del Dissenso

Ci riprovo alle 2 di notte:
Io sottoscritto Francesco Amodeo non sono segretario di Italia sovrana e popolare (ISP).

Non sono neanche segretario di Italexit.
Non sono nel direttivo nazionale di ISP né nel direttivo nazionale di Italexit. Non sono stato invitato al congresso nazionale di ISP e neanche al congresso nazionale di Italexit.

Non avevo quindi alcun potere di unire ISP ed Italexit. Nessun potere decisionale in merito. Toscano lo conoscevo da tempo e ci parlavo spesso. Di Paragone, prima di accettare la candidatura, non avevo ne’ il contatto personale né un grado di confidenza tale da poterlo chiamare per proporgli una unione a nome di qualcun altro.

Sono senza ombra di dubbio quello che ha personalmente perso di più di tutti dalla mancata unione dei due partiti perché il mio elettorato di riferimento era comune ad entrambi. E si è letteralmente spaccato dimezzando i miei voti. Sono qui di quello che c’ha perso di più.

Anche perché gli elettori di Italia sovrana e popolare erano anche i lettori dei miei libri. E molti di loro si sono allontanati dopo la mia candidatura. Quindi non c’era assolutamente alcun vantaggio per me nel farmi vedere candidato con un partito diverso.

Mentre i leader dei due partiti in questione, superato l’1% hanno entrambi diritto a richiedere i rimborsi elettorali.

E chi ha un partito prende anche il 2 per 1000 dalla dichiarazione dei redditi. Io ho fatto tutto a mie spese, ed ora più che rimborsi, dovrò pagare i debiti contratti per la campagna elettorale.

Ecco perché ho tolleranza zero verso chi viene ad accusare me, sotto i miei post, di non esserci uniti con questo o quell’altro partito. Io ne avrei tratto solo vantaggi. Che questo sia chiaro. Se ho accettato la candidatura con Italexit è perché ho visto che Paragone aveva già unito tantissimo. Messo insieme personaggi provenienti dal mio mondo antisistema, che avevano rinunciato alle proprie sigle per candidarsi con la più nota Italexit.

Motivo per cui ho personalmente rinunciato alla visibilità della mia sigla NOI ITALIANI in favore di una lista che aveva più visibilità della mia. Nel mondo anti sistema non esisteva alcuna sigla di partito che avesse più visibilità e più riconoscibilità a livello nazionale di ITALEXIT.

Se abbiamo preso 200.000 voti in più di Italia Sovrana e Popolare avendo una regione in meno di loro non è perché siamo più bravi, o siamo più onesti o abbiamo un programma migliore, ma semplicemente perché avevamo un partito più anziano, più riconoscibile, più presente da tempo nei media.

Per unirci agli altri avremmo dovuto rinunciare a questo valore aggiunto che è proprio quello che ci ha fatto prendere centinaia di miglia di voti in più degli altri.

Se si fossero candidati tutti con Italexit in rappresentanza della propria sigla, come ho fatto io rinunciando a Noi Italiani o come ha fatto per esempio la Boccuti rinunciando alla sigla Popolo delle Mamme (MOVIMENTO FONDATO DA CASTELLINO, O COME FATTO DALLA AVERSA A NAPOLI, SEMPRE RICONDUCIBILE ALL’AREA ITALIA LIBERA E L’ITALIA MENSILE, NDR) o come hanno fatto i portuali rinunciando alla propria sigla.

Allora sì che avremmo preso oltre il 5%.

Ma questo non sarebbe accaduto se avessimo rinunciato al nome Italexit facendolo scomparire dalla scheda elettorale a poche settimane dal voto per sostituirlo con un nome totalmente nuovo, come imporrebbe l’unione con altri partiti.

Sarebbe stato un suicidio politico.
Così come sarebbe stato impensabile trovare l’accordo sui capilista, in pochi giorni, fondendo più partiti e sapendo che non sarebbe variato il numero dei seggi complessivi disponibili.

Gli accordi avrebbero richiesto troppo tempo e avrebbe costretto i leader di partito a rimandare l’inizio della raccolta firme rendendo quasi certa l’esclusione di tutti i partiti del fronte antisistema.

Quando, difronte ai miei continui appelli a favorire l’unione dei movimenti antisistema , mi sono state spiegate nei dettagli queste dinamiche, ho dovuto prendere atto della realtà.
E la realtà è una ed una sola: non c’erano i tempi tecnici per unire più partiti.

O per farlo bisognava rinunciare al simbolo più conosciuto a livello nazionale, a ridosso delle elezioni.
Il sottoscritto sapeva che avrebbe avuto personalmente tutto da perdere da questa mancata unione a differenza dei rispettivi leader di partito.
Ma sapeva anche che una candidatura sarebbe stata per me una possibilità irrinunciabile per bypassare la censura che colpisce da anni la mia persona ed il mio lavoro.

Per questo, dopo aver passato giornate a spiegare quanto sopra, non tollero più che qualcuno venga sotto ai post ad accusare me di mancate unioni. E non permetterò più che ciò avvenga.

Detto questo trovo inaccettabile che qualcuno mi scriva: “non vi siete uniti e non vi ho votati”.

Scelta infantile, codarda, e autolesionista. Perché noi abbiamo sempre chiarito che avremmo marciato separati in questa fase per poi colpire uniti una volta entrati.

Avevamo i numeri per entrare entrambi. Invece molti hanno preferito restare a casa e negare il voto ai partiti antisistema che oggi non sono rappresentati. E di quello che accadrà nei palazzi non sapremo più nulla. Le unioni devono nascere dal dialogo, dalla conoscenza reciproca, dal dibattito, dai confronti.

Non possono nascere perché imposte dall’esterno dietro al ricatto del “se non vi unite non andiamo a votare”.

Questo non lo accetto. Nonostante io non sia responsabile della mancata unione ed avrei invece avuto più vantaggi di tutti a candidarmi con un partito unitario.

Vado a dormire.
Non tornerò più sull’argomento. Torno al mio splendido e contrastato lavoro. Alle mie inchieste. Al mio blog. Alla mia fame di verità.Da domani iniziano le nuove rubriche.
Tanti di voi mi hanno deluso. Forse troppi. Colpito alle spalle alla prima occasione utile. Io non dimentico.

Ma c’è chi al contrario mi ha capito ed ha intensificato il proprio sostegno. Ed è a loro che dedico il mio lavoro da domani in poi.

Notte.

Francesco Amodeo

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