L'Italia Mensile

Crepe Nato, l’Est che si smarca

NON SOLO GRANO – In Slovacchia i sondaggi danno in testa il candidato filo-russo
DI COSIMO CARIDI

Lo scontro diplomatico tra Polonia e Ucraina non è finito, anzi ci sono altri Paesi dell’Est Europa che iniziano a prendere le distanze da Kiev.

La disputa sul grano ha fatto da detonatore e potrebbe non bastare nemmeno un intervento di Bruxelles sui prezzi dei cereali per ricompattare il fronte Est.

Polonia, Slovacchia e Ungheria hanno imposto l’embargo alle importazioni delle derrate agricole provenienti dall’Ucraina, ma con il passare dei giorni la questione sembra sempre meno economica e più politica.

Venerdì sera, in un comizio di piazza, il primo ministro Mateusz Morawiecki ha tuonato contro Zelensky: “Non insulti più i polacchi”, riferendosi al discordo dal presidente all’Onu.

Si vota il 15 ottobre per il rinnovo del Parlamento e il premier polacco rischia di non poter formare un altro governo monocolore. Il suo partito, Pis, dovrà cercare l’appoggio dell’ultradestra, Confederazione, che ha posizioni ancora meno accomodanti con Kiev. “Gli ucraini hanno approfittato della stupidità del governo polacco”, ha detto recentemente Sławomir Mentzen, leader di Confederazione.

Varsavia ha donato a Kiev più carri armati di ogni altro membro della Nato ed ha accolto più profughi ucraini che qualsiasi altro Paese.

Dopo oltre 18 mesi di guerra l’opinione pubblica vuole ridurre il supporto riservato all’Ucraina.

In Slovacchia il voto è ancora più vicino: domenica prossima.

Tutti i sondaggi danno in vantaggio Robert Fico. L’ex primo ministro, ha ricoperto la carica dal 2006 al 2010 e di nuovo dal 2012 al 2018, è considerato un populista di sinistra.

Sta facendo una campagna elettorale in cui promette un cambiamento di 180 gradi nella politica estera.

Il suo partito, Smer, ha posizioni pro-russe e nettamente anti-statunitensi.

“Se Smer entrerà nel governo – ha detto Fico in una recente intervista – non invieremo più armi e munizioni in Ucraina”, aggiungendo che non sosterrà le sanzioni imposte al Cremlino.

Molto netta anche la posizione del governo ungherese.

Il ministro degli Esteri magiaro, Péter Szijjártó, ha incontrato la sua controparte russa, Sergei Lavrov, a margine dell’Assemblea delle Nazioni Unite a Nyc: “Penso che non siano necessari ulteriori sanzioni (da parte dell’Ue)”, ha spiegato l’ungherese. Budapest è stata sin dall’inizio dell’invasione la più restia delle capitali europee ad accettare le sanzioni contro Mosca.

L’Ungheria ha ottenuto un’esenzione da Bruxelles e ancora oggi importa gas e greggio dalla Russia. Romania e Bulgaria stanno a guardare. Per ora hanno accettato, forti di una promessa di compensazione da Bruxelles, di far transitare il grano ucraino sul loro territorio. Ma è tutt’altro che una soluzione definitiva.

(Fonte: https://t.me/giorgiobianchiphotojournalist)

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