L'Italia Mensile

Cosa sappiamo della controffensiva ucraina.

di Fabio C. Maguire

Dopo un’estate di aspri combattimenti, la controffensiva ucraina non ha prodotto i risultati sperati.
Ad ammetterlo sono stati anche il Washington Post e il Wall Street Journal.
Per entrambi “i segnali di stallo del contrattacco sono chiari ed evidenti.”
Gli obbiettivi prefissati all’inizio della stagione sono impossibili da raggiungere.
Questo è dovuto all’alto numero di perdite subite dall’esercito ucraino, un dato che Kiev ha stabilito di non rivelare ma che, secondo alcuni analisti americani, dovrebbe ammontare complessivamente a 60.000 unità.
The Economist parla, citando alcune fonti all’interno dello Stato Maggiore delle Forze Armate d’Ucraina, della carenza di risorse, umane e materiali, che impediscono all’Ucraina di condurre operazioni su vasta scala.
Secondo Kiev, servirebbero altri 3 milioni di uomini per poter condurre “attacchi frontali” che l’Occidente “sta supplicando”.
L’Ucraina dovrebbe mobilitare, per cercare di capovolgere la situazione, circa il 10% della popolazione e, ad avviso dello storico Edward Luttwak, solamente così, conducendo una guerra all’antica, Kiev potrebbe sperare di vincere la guerra.
Ma arruolare un numero così alto di persone non è un compito semplice, soprattutto dopo che il paese è venuto a conoscenza della terrible sorte toccata ai loro connazionali.

La mobilitazione generale in Ucraina è già in corso anche se il reclutamento procede con non poche difficoltà dovute alla burocrazia, alla corruzione e alla reticenza di molti cittadini.
Ma anche la strategia adottata dall’esercito ucraino e suggerita dalla NATO non si è mostrata efficiente come sperato.
Infatti, Kiev sembra voler disperatamente cambiare tattica e non lanciarsi più in assalti frontali alle postazioni russe.
L’obbiettivo dell’Ucraina adesso sarebbe quello di logorare la Russia mediante l’uso dell’artiglieria e delle guerra elettronica.
Una scelta azzardata se si considera la vastità e l’immensità delle risorse della Federazione Russa e delle sue capacità produttive.
Il sistema industriale ucraino non esiste più e Kiev può continuare a combattere esclusivamente grazie al sostegno dell’Occidente.
Un sostegno che inizia a vacillare, specialmente negli Stati Uniti.

Alla Casa Bianca, dopo i risultati deludenti della controffensiva, si sta valutando l’idea se continuare o meno ad aiutare l’Ucraina, anche in vista delle presidenziali del 2024.
Seppur un manipolo di irriducibili democratici continuano a perorare la causa anti-russa, molti dei membri del Congresso sembrano non essere più cosi tanto fiduciosi sull’imminente collasso della Russia e sulla vittoria ucraina.
Ci si sta più che altro domandando se ne vale realmente la pena continuare ad investire somme di denaro così importanti in un conflitto che sembra non poter essere vinto.

Secondo l’analista militare americano, Scott Ritter, dato che l’Ucraina è totalmente dipendente dall’ausilio straniero, se l’Occidente collettivo decidesse di smettere di sostenere Kiev, il paese crollerebbe nel giro di due settimane.
Si inizia per questo motivo a discutere di negoziati che potrebbero concretizzarsi in inverno.
La Russia non sembra al momento intenzionata a dialogare con Kiev e Washington, a ribadirlo è stato il Ministro degli Esteri Lavrov.

Secondo il Ministro, questo non è il momento delle trattative perché non sussistono le condizioni necessarie per mediare.
Il muro di Mosca è la diretta conseguenza dell’inottemperanza da parte di Kiev e dell’Occidente ai precedenti accordi di Minsk del 2015.

La Russia teme seriamente che se venisse interrotto il conflitto sarebbe solo ed esclusivamente a vantaggio dell’Ucraina perché i paesi della NATO, con in testa gli Stati Uniti, otterrebbero tempo prezioso per riorganizzare ed armare l’esercito ucraino, proprio come è già avvenuto in passato.

La situazione per l’Ucraina si fa sempre più complicata e a peggiorare i piani dell’élite militare occidentale è proprio la prossima controffensiva dell’esercito russo che potrebbe a breve cominciare.

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