L'Italia Mensile

30-18-26-15

di Alessandro Ferrara

30-18-26-15 non sono numeri del SuperEnalotto da giocare sulla ruota di Genova.

30 poliziotti sanzionati per fatti del G8.
18 di essi rientrati in servizio poco dopo.
26 dipendenti coinvolti in procedimenti giudiziari nel G8 sono ancora in servizio.
15 agenti hanno lasciato la polizia durante il processo nei confronti dei quali non è più possibile finire l’iter giudiziario.

Sono numeri che innalzano un muro di gomma su cos’è la giustizia in Italia alle molteplici richieste ai vari governi passati e presenti da parte della corte europea dei diritti umani (CEDU) non si è mai arrivati a una risposta chiara e ferma così come gli organi di polizia che hanno insabbiato i fatti coprendo di fatto i torturatori della Diaz e di Bolzaneto fu l’eclissi della giustizia e della politica tutta.

Così come buona parte della magistratura, ha esorcizzato quella mattanza accontentandosi di scampoli di verità.

Per viltà, omertà o difesa di corpo, i vertici delle forze dell’ordine ne uscirono puliti.

Circa 250 dei procedimenti, originati da denunce nei confronti di esponenti delle forze dell’ordine per lesioni, furono archiviati.
E, nel 2015, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato all’unanimità che durante l’irruzione della scuola Diaz fu violato l’articolo 3 sul “divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti”.

Due anni dopo, di fronte alla stessa Corte, l’Italia ha raggiunto una risoluzione amichevole con 6 dei 65 ricorrenti per gli atti di tortura subiti a Bolzaneto.

Per quei fatti sono state condannate in via definitiva solo 28 persone.

Pene prescritte o fino a 3 anni.
Questa é la giustizia Italiana ma questo noi lo sapevamo già e non vogliamo dimenticare…

Perché Genova fú come le piazze no vax no green pass di tutta Italia, una straordinaria convergenza di idee pratiche, che stava alimentando una grande speranza di cambiamento.

Metteva insieme la cittadinanza attiva, gli studenti, i cattolici, i centri sociali, i nazional-popolari, le organizzazioni giovanili, le singole persone.

Quell’unità ritrovata rappresentava il sogno di tanti, e già prediva il mondo a cui andavamo incontro.

Quei ragazzi in corteo per le strade di Genova profetizzavano il crack della finanza globale, il collasso sociale, le guerre che sono scoppiate in seguito, gli effetti della globalizzazione neoliberista.

Tutto ciò era l’anticamera del presente.

Avevano delle idee, erano tanti, e facevano paura.
Per questo il movimento si scontrò contro il muro di una nuova e insopportabile repressione, e si consumò quella che Amnesty International ha definito “la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”.

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