L'Italia Mensile

Che Strana Storia… Le Professoresse Napoletane A Difesa Del Proprio Lavoro

CHE STRANA STORIA… LE PROFESSORESSE NAPOLETANE A DIFESA DEL PROPRIO LAVORO. STORIA DI MOBILITAZIONE, SOLIDARIETÀ E VITTORIA!

di Marina Giugliano

(Docente di ruolo di EDUCAZIONE MUSICALE presso la S.S. Gobetti-De Filippo di Quarto (Napoli)

16 giugno 2022, un vero e proprio Capodanno per me. Per me e per tanti colleghi dissidenti, disubbidienti, sovversivi… Insomma, ci chiamassero un po’ come gli pare, il fatto è che siamo tornati a scuola, liberi!

Liberi, vabbè… E’ una parola grossa, diciamo che ci hanno apparentemente rilasciati dalla prigione in cui ci hanno chiusi per sei lunghi mesi, noi “inidonei all’insegnamento”, ah! ecco la definizione giusta, inidonei. Neanche avessimo maltrattato qualche alunno…

Invece i maltrattati siamo stati noi, innamorati del nostro lavoro, dei nostri ragazzi, di sana e robusta costituzione – per tacere del possesso dei vari e sudati titolidottorati concorsiabilitazioniformazioniaggiornamenti – requisiti però non sufficienti per insegnare in questi tempi, peccato!

Ammetto la mia debolezza: mi sono fatta strapazzare il naso dai tamponi ogni 48 ore pur di resistere. Ammiro profondamente altri colleghi che hanno avuto una diversa idea di resistenza e che hanno preferito garantire l’incolumità del proprio naso (e del proprio portafogli!). Si sono tolti subito il pensiero, sospesi a settembre e via!

Invece io ho masochisticamente prolungato l’agonia, sperando in qualche miracolo. Ma lassù nessuno mi ha amata, il miracolo non è avvenuto (ma come? Proprio a dicembre?) e a me non è rimasto che chiedere l’aspettativa non retribuita fino a….? Richiesta dopo richiesta, sono arrivata al 15 giugno.

Eppure il “miracolo”, un po’ in ritardo, l’ho avuto, sotto forma di sorpresa nell’uovo di Pasqua: un bel Covid! Praticamente un raffreddore che però mi ha costretta dieci giorni in casa, con tutta la spesa che avevo da fare per le irrinunciabili pastiere napoletane, una scocciatura! “Dai, che bello! Così rientri a scuola!”. Bello? Ma, scusate, finora le malattie – e soprattutto l’ultima, temutissima e famigeratissima – non erano considerate una iattura da evitare accuratamente? Invece ora – lo scrivo e ancora mi sembra incredibile! – mi spalancano le porte di cinema, teatri, ristoranti… e del lavoro, addirittura! Non sarò più inidonea, sarò nuovamente un membro della società, ammessa ovunque mi salti in mente di andare!

Il punto è che per me la definizione di “membro della società” ha ben altro significato. Allo stato attuale la sostituirei con “paziente del manicomio statale” e me ne sono rimasta a casa. Per continuare a riflettere. Ma anche a studiare. A sforzarmi di capire. Ad agire.

Perché in realtà il miracolo lo stavo già vivendo da settembre, materializzato in un avvocato e in un gruppo di colleghi agguerritissimi e decisi a dare battaglia come me per la difesa non solo dei propri, ma dei diritti di tutti, alla Libertà e al Lavoro.

Questo è bello! Sentire di non essere soli, di non essere degli extraterrestri, di riuscire a indirizzare le proprie energie (e anche la propria rabbia, diciamolo!) in un’unica, mirata direzione, di poter finalmente parlare una lingua comune con interlocutori che non ti guardano pronti a chiamare la neurodeliri, ma che hanno la capacità di trasformare i tuoi pensieri e le tue parole in azioni finalmente concrete e che ti danno il diritto di esprimere democraticamente e LEGALMENTE il tuo sentire.

“Ehhhh! Ma che volete fare? Cambiare il mondo?”. Sì! Abbiamo questa presunzione, novelli Parsifal alla conquista del Santo Graal, soddisfacendo una volta di più la nostra ormai pericolosamente evidente vocazione al renderci la vita difficile, al vivere quella “vita spericolata” di vascorossiana memoria, al non piegarci al banale “Così fan tutte” (con tutto il rispetto per Mozart e Da Ponte!).

E abbiamo anche la presunzione di vivere la Costituzione italiana sulla nostra pelle, di ridarle valore e di insegnarla ai nostri alunni forti delle esperienze personali, autentica e svincolata da tutta la retorica di cui i nostri “governanti” e molti dei nostri colleghi la rivestono, portando avanti il vessillo della MALeducazione civica.

Quindi, il 16 giugno 2022 rappresenta veramente il mio, anzi il nostro, Capodanno. Il nuovo (?) corso delle nostre storie di docenti e di esseri ancora semplicemente umani che hanno sempre avuto la presunzione (aridaje!) di insegnare a farsi delle domande e a non accontentarsi delle risposte preconfezionate. Di alimentare lo “spirito di ricerca”.

Allora, tranquilli tutti! Non sono/siamo dissidenti, disubbidienti, sovversivi, incoscienti, egoisti, ignoranti, incivili, untori, assassini, ma solo presuntuosi…

2 commenti su “Che Strana Storia… Le Professoresse Napoletane A Difesa Del Proprio Lavoro

  1. Salve,nessuno come me ,scusate la PRESUNZJONE ,MAI FATTA TAMPONARE”PRIVATA DALLA FIRMA AL RUOLO A SETTEMBRE ,nn ho barattato la VITA ,la LIBERTA “, la SALUTE, l “ANIMA
    cnTAMPAX e VAXXINO,QUINDI COSA HA FATTO DI TANTO ECCEZZIONALE QUESTA COLLEGA SOSPESA?IO,
    L”OTTO OTTOBRE dichiarata decaduta dal posto…VINTO IL RICORSO IN APPELLO..VIVA ME……COME MAI PARLANO TANTO DI COSI POCO E NN DEL MIO CASO nonostante a NAPOLI E IN ITALIA TUTTI LO CONOSCONO,FORSE NN VENGO PUBBLJCIZZATA DA VECCHIA POLITICA RIPULITA CN NUOVI VOLTI???

    1. A Noi sembra Ella interpreti male una esperienza di una sua collega, narrata con passione e tensione emotiva. E in ogni caso non riusciamo a comprendere l’acrimonia delle sue parole.
      Se ha ottenuto un risultato per lei così importante non si può non esserne felici e gioirne noi anzitutto, visto che la Sua battaglia è la Nostra battaglia.
      Non conosciamo il suo caso e saremmo ben lieti di darne contezza attraverso la diffusione della notizia.
      Se il suo caso e la sua vittoria giudiziaria hanno avuto rilevanza nazionale, come Ella afferma, saremmo ben lieti, quindi, di averne notizia, colmando così una nostra lacuna, ma non avendo ritrovato alcun riferimento sulla stampa locale e nazionale, né avendo conoscenza di una causa di appello così importante vinta in materia di lavoro – sicuramente da un valente legale – innanzi la Corte di Appello di Napoli non ne abbiamo potuto prenderne doverosamente atto.
      Restiamo, pertanto, in attesa di un Suo riscontro.
      La Redazione

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